Con riferimento agli articoli usciti sulla stampa negli ultimi giorni non posso non replicare alle accuse rivolte non tanto alla giunta Tidei quanto al mio operato come assessore durante quella legislatura.
Addirittura il sig. Mauro Bianchi , non so bene quale carica ricopra, ironizza sulle mie “grandi idee” sul verde pubblico. Il regolamento del verde approvato, non è scaturito da elucubrazioni personali o consigli universitari di estrema complessità, ma da una ricerca tra i comuni litoranei, adriatici, toscani e liguri, che fanno del verde pubblico uno dei parametri del decoro urbano più importanti dal punto di vista della qualità della vita e dell’industria turistica, ho cercato di studiare come ogni buon amministratore dovrebbe fare, armato di grande umiltà. Non solo, il regolamento fu consegnato a tutti i consiglieri comunali tre mesi prima della sua approvazione per eventuali emendamenti che non sono stati presentati. Tranne uno dell’Arch. Marongiu che prevedeva la piantumazione di palme sulle aree da edificare (ancora non si sapeva del punteruolo), emendamento inserito ma mai applicato.
D’altronde il precedente regolamento aveva permesso in meno di due anni il taglio indiscriminato di oltre 250 alberi d’alto fusto in giardini privati o per recuperare aree alla edificazione. Ho sentito il dovere di trovare una soluzione. Si ricordano i cittadini che il solo comune impunito in Italia che pota gli alberi fuori stagione e a capitozza è Santa Marinella. Che a Poggio Principe si stava per sradicare un bosco di macchia mediterranea per far posto a 90.000 metri cubi e solo grazie ad una mia richiesta la Regione bloccò il taglio. E ricordo anche, con grande ironia, i consiglieri, anche quelli della mia giunta, che mi apostrofarono per la mia volontà di proteggere un tritone punteggiato, accertato nello studio della VIA, confondendolo con una lucertola. Tritone punteggiato che ha la priorità per gli investimenti europei sulla conservazione. A proposito di competenze…
Certo il regolamento del verde richiede un Ufficio apposito, con un agronomo che svolga la funzione non su “chiamata” ma stabile ed assunto. Possibilmente con una selezione seria. È un regolamento che ritiene il patrimonio arboreo come bene della comunità e da le indicazioni per valutarne il valore. Da le indicazioni per i trattamenti sanitari da effettuare durante le patologie epidemiche e le modalità, quelle si ad opera d’arte, per le potature. Offre allo stesso cittadino alcune modalità per salvaguardare le sue esigenze con quelle della conservazione del patrimonio arboreo.
Queste regole vengono applicate non nel college di Oxford o nei Giardini di Versailles, ma che tutti noi, facendo una gita fuori porta, riscontriamo nei piccoli comuni toscani, liguri e chi arriva un pochino più lontano in quelli adriatici.
Certo dovrebbe essere integrato con alcuni articoli per la gestione del punteruolo rosso, nuova emergenza, così da inquadrare una procedura di difesa comune sia per il patrimonio pubblico che quello privato. Ma viste le dichiarazioni non credo che ci sia speranza.
La volontà di far funzionare il regolamento anche qui è politica. D’altronde se lasciamo in mano la gestione del nostro patrimonio arboreo a Mauro Bianchi e ad una multiservizi priva di figure professionali competenti sarà difficile trovare qualcuno in grado di far funzionare un regolamento suggerito da esperienze decennali sulla difesa e sviluppo del verde come bene comune e richiamo turistico. Le risorse si trovano solo per organizzare cose che non hanno mai una durata maggiore alla stagione. Un patrimonio arboreo, verde, e inserito con SIC e ZPS nella carta natura 2000 della UE meriterebbe una considerazione a lungo termine. Tra queste palazzine si vive alla giornata (esemplificativo anche il caso dell’orto botanico a capolinaro) mentre Santa Marinella avrebbe necessità di amministratori che con umiltà sappiano riconoscere le proprie incapacità e sappiano, se non dimettersi, almeno cogliere altrove le soluzioni che da soli non trovano.
Giovanni Dani
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