Presso l'Ufficio Elettorale del Comune di Santa Marinella, in lungomare Marconi 101, si può firmare a sostegno dei referendum nazionali a difesa del lavoro, delle pensioni e contro la "diaria" ai parlamentari. Il comitato promotore del Referendum Lavoro è composto da Piergiovanni Alleva (giurista), Bonelli Angelo, Antonio Di Pietro, Maurizio
Zipponi, Oliviero Diliberto, Paolo Ferrero, Carmine Fotia, Tommaso Fulfaro, Alberto Lucarelli, Silvana Mura, Benedetta Parenti, Gian Paolo Patta, Francesca Re David, Gianni Rinaldini, Umberto Romagnoli (giurista), Nicola Vendola, a nome e per conto di: Idv, Sel, Pdci, Prc, Verdi, Fiom e delle componenti Cgil Lavoro e Società, la Cgil Che vogliamo, delle associazioni Alba e Articolo 21.
In particolare il quesito sulla contrattazione collettiva chiede l’abrogazione dell’articolo 8 del decreto legge 138 del 13 agosto 2011 (governo Berlusconi), intitolato Ulteriori misure urgenti per la stabilizzazione finanziaria e per lo sviluppo. Le nuove norme consentono la stipula di contratti aziendali in deroga alla contrattazione collettiva
nazionale (anche a livello di singola struttura locale) in materia di orari, turni, inquadramento del personale, modalità di assunzione e di licenziamento, conversione dei contratti di lavoro e conseguente recesso dal rapporto di lavoro. Questa riforma è stata sostenuta dal ministro del welfare, Elsa Fornero. Con la legge 92 del 2012, la cosiddetta "riforma Fornero", veniva sferrato un'ulteriore attacco ai diritti dei lavoratori modificando l'impianto dell'art. 18 dello "Statuto dei Lavoratori", che garantiva il reintegro nel posto di lavoro per licenziamenti senza giusta causa. La riforma ha modificato la norma per cui il reintegro è previsto solo per licenziamenti "discriminatori" (ad es. per ragioni razziali o religiose), mentre per gli altri casi, anche senza giusta causa, il giudice può stabilire un indennizzo fino a un massimo di 12 mesi di salario. I quesiti referendari propongono l'abrogazione dell'art. 8 del DL 138 e l'abrogazione delle modifiche all’art.18 dello Statuto dei Lavoratori.
I Referendum propongono inoltre l’abrogazione (parziale o totale) dell’articolo 24 della legge 214 del 2011, meglio nota come “Riforma pensionistica” della Ministra Fornero, con la quale si rende più difficile il raggiungimento dei requisiti (sia anagrafici che in anni di contributi) per la pensione. Pur con i conti dell'INPS in equilibrio fino al 2060, come confermato dagli studi del Ministero del Lavoro, l'art.24 del decreto "Salva Italia" aumentata gradualmente l'età pensionabile: si passa dagli attuali 62 anni a 66 nel 2018 e 67 nel 2021 sia per le donne che per gli uomini. Gli anni di contribuzione minima richiesti passano da 35 a 41. Per coloro che hanno maturato gli anni di contributi ma non l’età pensionabile, è prevista una decurtazione fino al 2% della pensione per ogni anno di “pensione anticipata”. La riforma inoltre è scattata immediatamente per fare “cassa”, abbattendosi come una tegola sui lavoratori con 35 anni di anzianità già maturati o con 62 anni compiuti; senza escludere coloro che, data l’età e gli anni di contributi, erano stati messi “in mobilità” (i cosiddetti “esodati”, che rimangono appunto senza lavoro e senza pensione).
I referendum chiedono l’abrogazione la maggior parte dei punti della riforma, limitando gli aumenti dell'età a 62 anni per la pensione di vecchiaia delle lavoratrici (senza arrivare fino a 66 nel 2018, come succede per i lavoratori maschi), riportando a 5 anni il minimo contributivo. Si chiede inoltre di ripristinare la legge 243 del 2004 relativa ai
lavoratori che hanno maturat o i 35 anni di contributi, di eliminare le penalizzazioni a chi ha già versato 41 anni di contributi e di mantenere le deroghe per i lavori usuranti, già previsti dalla legge 243/2004.
Infine un quinto referendum riguarda un privilegio anacronistico in questo momento in cui viene richiesto a tutti di fare sacrifici: l'art.2 della legge 1261/65 prevede un'indennità per i parlamentari a titolo di rimborso spese di soggiorno a Roma. Attualmente tale indennità è di 4.000 euro al mese, 48.000 all'anno, indipendentemente da quanto effettivamente spendano. Il Referendum propone di abrogare questa cosiddetta “diaria”.
Le firme per sostenere i referendum si potranno apporre Lunedì, Martedì, Mercoledì e Venerdì dalle ore 9.00 alle ore 12.30, Martedì e Giovedì dalle ore 15.15 alle ore 17.15
Zipponi, Oliviero Diliberto, Paolo Ferrero, Carmine Fotia, Tommaso Fulfaro, Alberto Lucarelli, Silvana Mura, Benedetta Parenti, Gian Paolo Patta, Francesca Re David, Gianni Rinaldini, Umberto Romagnoli (giurista), Nicola Vendola, a nome e per conto di: Idv, Sel, Pdci, Prc, Verdi, Fiom e delle componenti Cgil Lavoro e Società, la Cgil Che vogliamo, delle associazioni Alba e Articolo 21.
In particolare il quesito sulla contrattazione collettiva chiede l’abrogazione dell’articolo 8 del decreto legge 138 del 13 agosto 2011 (governo Berlusconi), intitolato Ulteriori misure urgenti per la stabilizzazione finanziaria e per lo sviluppo. Le nuove norme consentono la stipula di contratti aziendali in deroga alla contrattazione collettiva
nazionale (anche a livello di singola struttura locale) in materia di orari, turni, inquadramento del personale, modalità di assunzione e di licenziamento, conversione dei contratti di lavoro e conseguente recesso dal rapporto di lavoro. Questa riforma è stata sostenuta dal ministro del welfare, Elsa Fornero. Con la legge 92 del 2012, la cosiddetta "riforma Fornero", veniva sferrato un'ulteriore attacco ai diritti dei lavoratori modificando l'impianto dell'art. 18 dello "Statuto dei Lavoratori", che garantiva il reintegro nel posto di lavoro per licenziamenti senza giusta causa. La riforma ha modificato la norma per cui il reintegro è previsto solo per licenziamenti "discriminatori" (ad es. per ragioni razziali o religiose), mentre per gli altri casi, anche senza giusta causa, il giudice può stabilire un indennizzo fino a un massimo di 12 mesi di salario. I quesiti referendari propongono l'abrogazione dell'art. 8 del DL 138 e l'abrogazione delle modifiche all’art.18 dello Statuto dei Lavoratori.
I Referendum propongono inoltre l’abrogazione (parziale o totale) dell’articolo 24 della legge 214 del 2011, meglio nota come “Riforma pensionistica” della Ministra Fornero, con la quale si rende più difficile il raggiungimento dei requisiti (sia anagrafici che in anni di contributi) per la pensione. Pur con i conti dell'INPS in equilibrio fino al 2060, come confermato dagli studi del Ministero del Lavoro, l'art.24 del decreto "Salva Italia" aumentata gradualmente l'età pensionabile: si passa dagli attuali 62 anni a 66 nel 2018 e 67 nel 2021 sia per le donne che per gli uomini. Gli anni di contribuzione minima richiesti passano da 35 a 41. Per coloro che hanno maturato gli anni di contributi ma non l’età pensionabile, è prevista una decurtazione fino al 2% della pensione per ogni anno di “pensione anticipata”. La riforma inoltre è scattata immediatamente per fare “cassa”, abbattendosi come una tegola sui lavoratori con 35 anni di anzianità già maturati o con 62 anni compiuti; senza escludere coloro che, data l’età e gli anni di contributi, erano stati messi “in mobilità” (i cosiddetti “esodati”, che rimangono appunto senza lavoro e senza pensione).
I referendum chiedono l’abrogazione la maggior parte dei punti della riforma, limitando gli aumenti dell'età a 62 anni per la pensione di vecchiaia delle lavoratrici (senza arrivare fino a 66 nel 2018, come succede per i lavoratori maschi), riportando a 5 anni il minimo contributivo. Si chiede inoltre di ripristinare la legge 243 del 2004 relativa ai
lavoratori che hanno maturat o i 35 anni di contributi, di eliminare le penalizzazioni a chi ha già versato 41 anni di contributi e di mantenere le deroghe per i lavori usuranti, già previsti dalla legge 243/2004.
Infine un quinto referendum riguarda un privilegio anacronistico in questo momento in cui viene richiesto a tutti di fare sacrifici: l'art.2 della legge 1261/65 prevede un'indennità per i parlamentari a titolo di rimborso spese di soggiorno a Roma. Attualmente tale indennità è di 4.000 euro al mese, 48.000 all'anno, indipendentemente da quanto effettivamente spendano. Il Referendum propone di abrogare questa cosiddetta “diaria”.
Le firme per sostenere i referendum si potranno apporre Lunedì, Martedì, Mercoledì e Venerdì dalle ore 9.00 alle ore 12.30, Martedì e Giovedì dalle ore 15.15 alle ore 17.15
Federazione della Sinistra Circolo di Rifondazione Comunista
"Mario Benedetti Michelangeli"
Santa Marinella
"Mario Benedetti Michelangeli"
Santa Marinella
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