mercoledì 28 gennaio 2009

Ci siamo! Ora e sempre Comunisti

Ieri a Roma si è riunito il nostro Partito per un attivo all'indomani della "dipartita" di alcuni compagni.
Tanta gente, ma si sa che in questi momenti ci si stringe attorno anche se le divergenze restano, e tante storie di lavoro precario, disoccupazione, soprusi e altre infamità capitalistiche.
Compagni del distretto della ceramica dove in pochi anni si sono persi oltre 3000 posti di lavoro, i precari di Eutelia (2000) che da un giorno all'altro si sono trovati senza lavoro, metalmeccanici di Roma sud e precari della grande distribuzione romana dove per contratto si lavora 52 domeniche all'anno per tutta la vita. Ecc.ecc. fino ai compagni della federazione di Latina che combattono la camorra con indagini e proposte.
Storie difficile che sembravamo non voler sentire fino a poco tempo fa, quando il nostro Partito si avvitava su se stesso, affermando che raccontandoci storie di questo tipo ci saremmo annoiati e la gente non ci avrebbe capito...
In effetti non siamo più abituati a sentir parlare di storie di lavoro che sembrano impossibili, tutti ci siamo lasciati andare a qualche sbadiglio, perché le coscienze sono addormentate. Però uscendo dalla sala quei numeri rimbalzavano nella testa, uniti alle vite di quelle donne che la domenica saranno costrette a lavorare per tutta la vita. A quelle migliaia di persone che sembrano non esistere nei telegiornali di regime che sono popolati solo di stupri e paure dell'uomo nero.
La società è riapparsa ieri sera nei nostri discorsi, la società viva e non quella dei salotti televisivi dove spesso ci è piaciuto rimirarci scollegando nettamente il cordone ombelicale degli interessi che avremmo dovuto rappresentare.
Non c'erano star o simboli a Roma ieri, nè parole fiabesche e incantate che catturano la mente ma non ci dicono nulla delle storie che dobbiamo rappresentare.
C'era la realtà che annoia perchè mette paura a chi ha perso la radicalità della propria lotta, la realtà della quotidianità che spesso anche il nostro giornale ci nascondeva.
Ieri si è parlato di Rifondazione Comunista e da Rifondazione Comunista.
Perchè noi siamo comunisti e non una sinistra generica.
Noi conserviamo la nostra autonomia che è anche quella di scegliere come ci dobbiamo chiamare, e non farcelo imporre.
Siamo comunisti perchè oggi è necessario esserlo e rappresentarne la necessità in un mondo dove il capitalismo è padrone e il riformismo una fotocopia sbiadita dello stesso.
Le conclusioni del compagno Ferrero ci hanno ridato coraggio, ma quelle si troveranno su internet e sul nostro giornale, perchè sono le parole di questi giorni difficili ma di speranza.
L'importante è stato rivedere la base del nostro partito, le storie del lavoro e dei diritti negati.
Saluti comunisti

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