LA CRISI NON È PIOVUTA DAL CIELO (scarica il volantone in PDF)
Il mondo è attraversato dalla più grave crisi economica del dopoguerra, a causa:
- della crescita abnorme delle speculazioni finanziarie.
- di un’economia bloccata dai bassi salari che rende impossibile ai lavoratori e alle lavoratrici l’acquisto dei beni da loro stessi prodotti. L’Ocse quantifica la diminuzione della quota dei redditi da lavoro sul totale del valore aggiunto in 10 punti tra 1976 e il 2006. 14 punti per l’Italia, il paese Ocse in cui le disuguaglianze sono cresciute di più. In Italia le retribuzioni dei lavoratori hanno accumulato una perdita di potere d’acquisto tra 2002 e 2008, di 2467 euro, per il fiscal drag e l’inflazione. La produttività degli ultimi quindici anni è finita solo per un quarto al lavoro. L’evasione fiscale è stimata in 125 miliardi di imposte annue. La tassazione delle rendite finanziarie è al 12,5%, l’aliquota sui lavoratori più poveri al 23%. La spesa sociale è inferiore alla media europea di 20 miliardi annui. Il 10% più ricco della popolazione detiene il 45% dei patrimoni.
La crisi economica si intreccia inoltre ad una gravissima crisi climatica, energetica, ambientale. Gli attuali modelli di produzione e consumo sono incompatibili con il futuro della specie e del pianeta.
La crisi potrebbe portare in Italia a oltre due milioni e mezzo di disoccupati nel 2010, e ad una drastica riduzione dell’apparato produttivo. I lavoratori precari, i primi colpiti dalla crisi, sono privi di ogni tutela.
Le misure sin qui adottate dal governo non danno risposta al dramma occupazionale, aggravano le disuguaglianze sociali, acuiscono la crisi ambientale. Le risorse aggiuntive sono quasi tutte per le banche (12 miliardi su 16). La manovra triennale taglia oltre 30 miliardi su sanità, scuola, università, enti locali, ambiente. L’accordo separato sulla contrattazione taglia ulteriormente i salari. Si allenta il contrasto all’evasione fiscale. Si aggraverà la situazione ambientale con le scelte sulle grandi opere, il piano-casa, i tagli alle energie rinnovabili, il rilancio del nucleare.
LA VIA D’USCITA E’ UN’ALTRA. SI DEVE SUBITO:
GARANTIRE I POSTI DI LAVORO
-Blocco dei licenziamenti e garanzia dei posti di lavoro con 2 anni di durata della cassa integrazione per tutti i settori e le dimensioni di impresa, con un’indennità pari all’80% del salario e comunque non inferiore a 1000 euro mensili;
-Vincolare le risorse destinate alle imprese a quote di proprietà ed effettivo controllo pubblico, al mantenimento dell’occupazione e al divieto di trasferimento delle produzioni, ad un tetto per gli stipendi dei dirigenti.
-Abrogare le norme che impediscono la stabilizzazione dei 400.000 precari pubblici a rischio di licenziamento;
-Impedire che i lavoratori migranti che hanno già perso il posto di lavoro perdano anche il permesso di soggiorno;
-Ripristinare la legge 188/2007 contro i licenziamenti delle donne camuffati da dimissioni volontarie.
AUMENTARE SALARI E DELLE PENSIONI. CONTRO IL CAROVITA
-100 euro in più mensili nelle buste paga per restituire il fiscal drag.
-Un meccanismo annuale di adeguamento di salari e pensioni all’inflazione reale.
-Contro il carovita, prezzo controllato per pane, pasta, latte, olio. Sostegno ai distretti di economia solidale.
-Mantenere l’attuale età pensionabile per le donne.
-Con parte degli 11 miliardi di attivo Inps, aumentare le pensioni tra 300 e 1000 euro mensili.
-Con parte dei 12 miliardi di avanzo Inail aumentare le pensioni di invalidità, prevenire gli infortuni sul lavoro.
-Il diritto per i lavoratori di cessare di versare il TFR nei fondi pensione, la cui perdita nel 2008 è stata dell’8%.
SALARIO SOCIALE PER I/LE DISOCCUPATI/E come avviene in tutta Europa. Con un assegno mensile di 600 euro e l’accesso a un pacchetto di servizi gratuiti.
DIRITTO ALLA CASA, ALLA SALUTE, AI SERVIZI SOCIALI, ALL’ISTRUZIONE
-Per 2 anni: blocco di tutti gli sfratti, aumento del fondo per il sostegno all’affitto ad 1 miliardo di euro, sospensione del pagamento delle rate dei mutui per i lavoratori colpiti dalla crisi.
-1,5 miliardi l’anno ad un piano pluriennale che triplichi gli alloggi a canoni socialmente sostenibile, a partire dal recupero del patrimonio esistente.
-Azzerare i tagli a sanità e politiche sociali operati dalla manovra del governo. Eliminare i ticket sanitari. Un fondo per la non autosufficienza a cui dedicare 3 miliardi annui.
-Azzerare i tagli a scuola, università, cultura operati dalla manovra del governo. No alla privatizzazione dell’istruzione. Un piano per l’adeguamento della spesa per la conoscenza e il diritto alla studio alla media europea.
UN POLO PUBBLICO DEL CREDITO
Nuove regole contro le attività speculative. Alle risorse messe a disposizione del sistema bancario devono corrispondere quote di proprietà pubblica. Va costruito un Polo Pubblico del credito, attraverso le nazionalizzazioni, l’effettivo controllo pubblico della Banca d’Italia, il potenziamento della Cassa Depositi e Prestiti. Per garantire la liquidità, tutelare il risparmio, indirizzare gli investimenti all’occupazione.
UN PIANO PER IL LAVORO E L’AMBIENTE
Finanziare ricerca e politiche industriali pubbliche. Un piano per il risparmio energetico e le energie rinnovabili, la mobilità sostenibile, la messa in sicurezza degli edifici dal rischio sismico, il risanamento del territorio, la manutenzione delle reti idriche, la ricostruzione in Abruzzo. A questo destinare da subito le risorse che si recuperano ponendo fine: alla truffa del CIP 6 che costa 2,3 miliardi; alla legislazione speciale sui grandi consumi di elettricità e gas (2 miliardi); al Ponte sullo Stretto (1,3 miliardi stanziati su 6,1 previsti), al terzo valico della Milano-Genova (5 miliardi di costo previsto).
RECUPERARE 35 MILIARDI CON UN FISCO PIÙ GIUSTO rilanciando la lotta all’evasione con il ripristino delle norme abrogate dal governo Berlusconi; portando la tassazione delle rendite finanziarie al 23%; aumentando la progressività del prelievo sopra i 55000 euro e istituendo un’aliquota al 51% sopra i 120.000 euro; eliminando l’esenzione dell’ICI sugli immobili di maggior pregio, introdotta dal governo Berlusconi che favorisce solo i ceti abbienti; introducendo un’imposta sui grandi patrimoni; recuperando i 5,2 miliardi di euro non versati del condono fiscale 2003 del governo Berlusconi; utilizzando i 7 miliardi di minore spesa per interessi nel 2009.
RECUPERARE RISORSE CON UNA POLITICA DI PACE Tagliare 4 miliardi alle spese militari, riconvertire l’industria bellica. No all’acquisto dei 131 cacciabombardieri F35: una scelta di riarmo folle, un costo di 14 miliardi in 15 anni. Via dall’Afghanistan: ogni minuto di missione costa 1000 euro.
RECUPERARE 15 MILIARDI DAL RINVIO DEL PIANO DI AZZERAMENTO DEL DEFICIT, sviluppando un’iniziativa per la revisione dei parametri di Maastricht. L’esplosione della crisi a causa dell’indebitamento privato e non di quello pubblico, rende ancor più necessario cambiare i parametri di Maastricht, ma anche il solo rinvio di due anni del piano di rientro dal debito su cui si è basata la manovra di Berlusconi, libera 15 miliardi di risorse.
UN’AZIONE PER LA CHIUSURA DEI PARADISI FISCALI
La chiusura dei Paradisi Fiscali richiede un’iniziativa internazionale, ma molto si può fare in ogni paese, con: il divieto di finanziamento pubblico alle imprese che hanno filiali in quei paesi; forti imposte sulle transazioni da e per i paesi in questione, la verifica delle pratiche contabili e fiscali delle aziende con partecipazione pubblica; il sostegno all’obbligo di rendicontazione delle attività delle multinazionali, paese per paese.
CONTRO LE SPECULAZIONI, INTRODURRE I CONTROLLI SUI CAPITALI E LA TOBIN TAX
La crisi ha messo in luce la necessità di una riforma radicale dei meccanismi che operano a livello mondiale. L’introduzione della Tobin Tax, delle tasse sulle transazioni finanziarie e degli strumenti più rigorosi di controllo dei movimenti di capitale va sostenuta a livello sia nazionale che europeo: per limitare le speculazioni e ripristinare un controllo pubblico sui capitali che in questi anni hanno avuto mano libera nel ricercare le legislazioni dove minori sono le garanzie per i lavoratori e la natura. Aumentando sfruttamento e devastazione ambientale a Nord e Sud del mondo.
- di un’economia bloccata dai bassi salari che rende impossibile ai lavoratori e alle lavoratrici l’acquisto dei beni da loro stessi prodotti. L’Ocse quantifica la diminuzione della quota dei redditi da lavoro sul totale del valore aggiunto in 10 punti tra 1976 e il 2006. 14 punti per l’Italia, il paese Ocse in cui le disuguaglianze sono cresciute di più. In Italia le retribuzioni dei lavoratori hanno accumulato una perdita di potere d’acquisto tra 2002 e 2008, di 2467 euro, per il fiscal drag e l’inflazione. La produttività degli ultimi quindici anni è finita solo per un quarto al lavoro. L’evasione fiscale è stimata in 125 miliardi di imposte annue. La tassazione delle rendite finanziarie è al 12,5%, l’aliquota sui lavoratori più poveri al 23%. La spesa sociale è inferiore alla media europea di 20 miliardi annui. Il 10% più ricco della popolazione detiene il 45% dei patrimoni.
La crisi economica si intreccia inoltre ad una gravissima crisi climatica, energetica, ambientale. Gli attuali modelli di produzione e consumo sono incompatibili con il futuro della specie e del pianeta.
La crisi potrebbe portare in Italia a oltre due milioni e mezzo di disoccupati nel 2010, e ad una drastica riduzione dell’apparato produttivo. I lavoratori precari, i primi colpiti dalla crisi, sono privi di ogni tutela.
Le misure sin qui adottate dal governo non danno risposta al dramma occupazionale, aggravano le disuguaglianze sociali, acuiscono la crisi ambientale. Le risorse aggiuntive sono quasi tutte per le banche (12 miliardi su 16). La manovra triennale taglia oltre 30 miliardi su sanità, scuola, università, enti locali, ambiente. L’accordo separato sulla contrattazione taglia ulteriormente i salari. Si allenta il contrasto all’evasione fiscale. Si aggraverà la situazione ambientale con le scelte sulle grandi opere, il piano-casa, i tagli alle energie rinnovabili, il rilancio del nucleare.
LA VIA D’USCITA E’ UN’ALTRA. SI DEVE SUBITO:
GARANTIRE I POSTI DI LAVORO
-Blocco dei licenziamenti e garanzia dei posti di lavoro con 2 anni di durata della cassa integrazione per tutti i settori e le dimensioni di impresa, con un’indennità pari all’80% del salario e comunque non inferiore a 1000 euro mensili;
-Vincolare le risorse destinate alle imprese a quote di proprietà ed effettivo controllo pubblico, al mantenimento dell’occupazione e al divieto di trasferimento delle produzioni, ad un tetto per gli stipendi dei dirigenti.
-Abrogare le norme che impediscono la stabilizzazione dei 400.000 precari pubblici a rischio di licenziamento;
-Impedire che i lavoratori migranti che hanno già perso il posto di lavoro perdano anche il permesso di soggiorno;
-Ripristinare la legge 188/2007 contro i licenziamenti delle donne camuffati da dimissioni volontarie.
AUMENTARE SALARI E DELLE PENSIONI. CONTRO IL CAROVITA
-100 euro in più mensili nelle buste paga per restituire il fiscal drag.
-Un meccanismo annuale di adeguamento di salari e pensioni all’inflazione reale.
-Contro il carovita, prezzo controllato per pane, pasta, latte, olio. Sostegno ai distretti di economia solidale.
-Mantenere l’attuale età pensionabile per le donne.
-Con parte degli 11 miliardi di attivo Inps, aumentare le pensioni tra 300 e 1000 euro mensili.
-Con parte dei 12 miliardi di avanzo Inail aumentare le pensioni di invalidità, prevenire gli infortuni sul lavoro.
-Il diritto per i lavoratori di cessare di versare il TFR nei fondi pensione, la cui perdita nel 2008 è stata dell’8%.
SALARIO SOCIALE PER I/LE DISOCCUPATI/E come avviene in tutta Europa. Con un assegno mensile di 600 euro e l’accesso a un pacchetto di servizi gratuiti.
DIRITTO ALLA CASA, ALLA SALUTE, AI SERVIZI SOCIALI, ALL’ISTRUZIONE
-Per 2 anni: blocco di tutti gli sfratti, aumento del fondo per il sostegno all’affitto ad 1 miliardo di euro, sospensione del pagamento delle rate dei mutui per i lavoratori colpiti dalla crisi.
-1,5 miliardi l’anno ad un piano pluriennale che triplichi gli alloggi a canoni socialmente sostenibile, a partire dal recupero del patrimonio esistente.
-Azzerare i tagli a sanità e politiche sociali operati dalla manovra del governo. Eliminare i ticket sanitari. Un fondo per la non autosufficienza a cui dedicare 3 miliardi annui.
-Azzerare i tagli a scuola, università, cultura operati dalla manovra del governo. No alla privatizzazione dell’istruzione. Un piano per l’adeguamento della spesa per la conoscenza e il diritto alla studio alla media europea.
UN POLO PUBBLICO DEL CREDITO
Nuove regole contro le attività speculative. Alle risorse messe a disposizione del sistema bancario devono corrispondere quote di proprietà pubblica. Va costruito un Polo Pubblico del credito, attraverso le nazionalizzazioni, l’effettivo controllo pubblico della Banca d’Italia, il potenziamento della Cassa Depositi e Prestiti. Per garantire la liquidità, tutelare il risparmio, indirizzare gli investimenti all’occupazione.
UN PIANO PER IL LAVORO E L’AMBIENTE
Finanziare ricerca e politiche industriali pubbliche. Un piano per il risparmio energetico e le energie rinnovabili, la mobilità sostenibile, la messa in sicurezza degli edifici dal rischio sismico, il risanamento del territorio, la manutenzione delle reti idriche, la ricostruzione in Abruzzo. A questo destinare da subito le risorse che si recuperano ponendo fine: alla truffa del CIP 6 che costa 2,3 miliardi; alla legislazione speciale sui grandi consumi di elettricità e gas (2 miliardi); al Ponte sullo Stretto (1,3 miliardi stanziati su 6,1 previsti), al terzo valico della Milano-Genova (5 miliardi di costo previsto).
RECUPERARE 35 MILIARDI CON UN FISCO PIÙ GIUSTO rilanciando la lotta all’evasione con il ripristino delle norme abrogate dal governo Berlusconi; portando la tassazione delle rendite finanziarie al 23%; aumentando la progressività del prelievo sopra i 55000 euro e istituendo un’aliquota al 51% sopra i 120.000 euro; eliminando l’esenzione dell’ICI sugli immobili di maggior pregio, introdotta dal governo Berlusconi che favorisce solo i ceti abbienti; introducendo un’imposta sui grandi patrimoni; recuperando i 5,2 miliardi di euro non versati del condono fiscale 2003 del governo Berlusconi; utilizzando i 7 miliardi di minore spesa per interessi nel 2009.
RECUPERARE RISORSE CON UNA POLITICA DI PACE Tagliare 4 miliardi alle spese militari, riconvertire l’industria bellica. No all’acquisto dei 131 cacciabombardieri F35: una scelta di riarmo folle, un costo di 14 miliardi in 15 anni. Via dall’Afghanistan: ogni minuto di missione costa 1000 euro.
RECUPERARE 15 MILIARDI DAL RINVIO DEL PIANO DI AZZERAMENTO DEL DEFICIT, sviluppando un’iniziativa per la revisione dei parametri di Maastricht. L’esplosione della crisi a causa dell’indebitamento privato e non di quello pubblico, rende ancor più necessario cambiare i parametri di Maastricht, ma anche il solo rinvio di due anni del piano di rientro dal debito su cui si è basata la manovra di Berlusconi, libera 15 miliardi di risorse.
UN’AZIONE PER LA CHIUSURA DEI PARADISI FISCALI
La chiusura dei Paradisi Fiscali richiede un’iniziativa internazionale, ma molto si può fare in ogni paese, con: il divieto di finanziamento pubblico alle imprese che hanno filiali in quei paesi; forti imposte sulle transazioni da e per i paesi in questione, la verifica delle pratiche contabili e fiscali delle aziende con partecipazione pubblica; il sostegno all’obbligo di rendicontazione delle attività delle multinazionali, paese per paese.
CONTRO LE SPECULAZIONI, INTRODURRE I CONTROLLI SUI CAPITALI E LA TOBIN TAX
La crisi ha messo in luce la necessità di una riforma radicale dei meccanismi che operano a livello mondiale. L’introduzione della Tobin Tax, delle tasse sulle transazioni finanziarie e degli strumenti più rigorosi di controllo dei movimenti di capitale va sostenuta a livello sia nazionale che europeo: per limitare le speculazioni e ripristinare un controllo pubblico sui capitali che in questi anni hanno avuto mano libera nel ricercare le legislazioni dove minori sono le garanzie per i lavoratori e la natura. Aumentando sfruttamento e devastazione ambientale a Nord e Sud del mondo.
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