Oggi in tutta Italia ci sono esposte nelle aziende e nelle case le bandiere italiane. A mezz'asta.
Tirate fuori dai cassetti dove vengono custodite fino ai prossimi mondiali o europei di calcio. Oppure le stesse che hanno ricordato i soldati uccisi a Nasiriya. Brutto lavoro per queste ultime.
Tutti oggi sono orgogliosi di essere italiani, di appartenere a questa nazione, di condividerne la storia, la lealtà, il rispetto degli impegni internazionali, la continua ricerca della legalità. Ovunque.
Oggi nessuna demagogia, tutti uniti.
Nelle aziende si ricordano i caduti di Kabul.
Quelle aziende che uccidono o avvelenano i loro dipendenti per 1000 euro al mese.
Sulle finestre delle case di chi evade tasse e distrugge il paese ci sono le bandiere italiane a ricordare quei poveri ragazzi.
Oggi sono tutti Italiani. Quando gli pare.
Noi siamo vicini alle famiglie di quei ragazzi e li ricordiamo a modo nostro.
Accomunandoli alle migliaia di vittime civili di quella assurda guerra anticostituzionale.
A chi era a scuola o ad un matrimonio, a chi era per strada o dentro casa. E non sa perché é morto.
I nostri soldati sono morti facendo il loro dovere. Il loro mestiere.
Li accomuniamo ai caduti sul lavoro per i quali nessun lutto è proclamato.
Li accomuniamo alle forze dell'ordine che da decenni muoiono nella lotta contro le mafie.
Ai civili che la mafia ha assassinato. A quelli che qualcuno vuole dimenticare.
Questo paese farlocco abbocca alle sirene dei potenti che da queste morti traggono nuova linfa e con queste morti coprono la loro incapacità.
Questi morti risolvono problemi, distolgono l'attenzione.
Non la nostra.
Via dall'Afghanistan. Ora.
lunedì 21 settembre 2009
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1 commento:
Oggi si piangono loro e niente altro!
Alfredo
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