Il giorno 13 giugno 2012 la presidentessa della UNISAN, Rossana Varrone, ha annunciato
in una lettera ai sindacati l'avvio della procedura di licenziamento per 14 lavoratori. La Varrone dichiara che tale misura è stata resa necessaria dai tagli della Regione Lazio. Tali tagli avevano già portato alla cassa integrazione 55 lavoratori della struttura riabilitativa Ri.Rei su 100, ma oggi il nuovo ramo d'azienda UNISAN non riesce far fronte alle spese. Ciò ha costretto, spiega Varrone, a ridurre tutte le prestazioni, portando i pazienti al "mantenimento lieve", bloccando il reintegro dei dimessi e diminuendo di 7 unità i residenti del centro Boggi di S. Severa.
I 14 lavoratori da licenziare sono 5 impiegati amministrativi, resi superflui dell'informatizzazione di molte pratiche, 6 operatori socio-sanitari (tutti a S. Severa), data la diminuzione di 7 pazienti, e 3 lavoratori di Via Sbricoli, le cui le pulizie verranno date in appalto a privati da UNISAN.
Dopo aver messo in chiaro i criteri con cui verranno individuate i 14 lavoratori, a cui non verranno versati i contributi IMPS, si conclude dichiarando l'urgenza del provvedimento.
Quello che la Varrone non dice nella sua lettera sono le cifre che descrivano gli sbandierati tagli. Ri.Rei. percepisce dalla Regione Lazio la cifra considerevole di 20 milioni l'anno, a cui si aggiungono le rette sostenute dalle famiglie (spesso senza ricevuta per la detrazione fiscale). Solo di fondi regionali ogni paziente avrebbe ca. 6000 € al mese! La Regione Lazio e la ASL non verificano come vengano spesi questi ingenti contributi. Inoltre la Regione Lazio non ha ottemperato all'obbligo di affidare l'appalto di un servizio così specifico (riabilitazione e reinserimento dei disabili) con bando di gara, scegliendo il soggetto con i migliori requisiti. Il consorzio Ri.Rei. non aveva la minima esperienza nel settore e mai si è provveduto a correggere tale stortura, respingendo una proposta di parte dell'opposizione regionale in tal senso (determina e mozione del 16/3/2011). Il fondato sospetto è che il braccio di ferro tra Regione Lazio e UNISAN sia un bluf; le due realtà se la intendono perfettamente: la Regione eroga fondi senza controllo, la UNISAN smobilita il servizio di riabilitativo pezzetto per pezzetto affidandolo, via via, in sub appalti ai privati. A rimetterci sono i lavoratori da una parte, sempre più ricattati e meno garantiti, ed i disabili e le loro famiglie dall'altra, sempre più abbandonati a loro stessi fino alla completa esclusione dal servizio. Si ricorda che UNISAN ha già dato in appalto il CAD (il centro assistenza domiciliare), diminuendo quindi le sue prestazioni e giustificando in questo modo la contrazione del numero dei dipendenti.
La UNISAN parla di esuberi ma gli operatori vivono già oggi un drammatico problema di sottodimensionamento e per questo vengono continuamente sottoposti al lavoro straordinario, percependo lo stipendio a singhiozzo o non percependolo affatto. Lo sbandierato rapporto 1/3 tra operatori è pazienti non tiene conto del fatto che gli operatori sono soggetti a turnazione; inoltre esiste un enorme problema di ferie non godute.
La FdS si schiera dalla parte delle famiglie dei pazienti e dei lavoratori e richiede la fine della fallimentare gestione UNISAN-RI-Rei, una reinternalizzazione del servizio riabilitativo da parte della ASL. La FdS auspica che le forze sindacali, a cui la Varrone rivolge la sua lettera, pretendano trasparenza sui bilanci della UNISAN prima di trattare sui licenziamenti.
Consiglieri Peduzzi e Nobile, Federazione della Sinistra della Regione Lazio
Circolo PRC-FdS di Santa Marinella
mercoledì 20 giugno 2012
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