di Marco Sferini
Dunque, Maltese parla dell'arrivo dei giovani del "Blocco studentesco" tutti identificabili per la branditura di mazze di legno o ferro fasciate da strisce tricolori, altri per le magliette con sopra il logo dell'associazione neofascista. La radio in streaming sul loro sito è "Radio Bandiera nera". Per carità... Noi potremmo chiamare la nostra "Radio Bandiera rossa". Ma poi scorri altri link, come quello a "Casa Pound" o ad un altro sito dal nome roboante: "La testa di ferro". Lo apri e scopri il solito mercatino di biografie cameratesche come quella su Nicola Bombacci, cappellini con la croce celtica e il più raffinato calendario "Un fascio di mesi" per soli dieci euro.
Insomma, la galassia neofascista giovanile spopola su questi siti internet e ora si ritrova anche davanti ad un corteo e a una manifestazione studentesca dove non c'è una sola bandiera colorata di rosso, dove non c'è una falce e martello a vedersi, dove si canta "Ma il cielo è sempre più blu" proprio davanti a quel Senato dove il senatore Cossiga sta esibendo la sua oratoria nel ripetere più o meno le cose dette ai giornali poche ore prima e invocando la fermezza di polizia e di ogni apparato dello Stato contro questa marea di proteste che proprio non piace all'ex presidente picconatore della Repubblica.
Quello che sappiamo, anche dalla testimonianza dal vivo di Maltese, è che i giovani armati di spranghe e bastoni hanno iniziato a provocare gli studenti al grido: "Duce, duce!". Un gruppo di studenti di Roma Tre e insegnanti va a protestare dalla polizia ma non riceve alcuna protezione, dice il giornalista de "la Repubblica". "Gli incidenti sono stati provocati. Non vengono dalla manifestazione studentesca. Sono stati provocati ad arte. La polizia ha sistematicamente manganellato gli studenti senza armi e ignorato gli altri. La scena mi ha ricordato per certi versi momenti peggiori del G8. Spero che sia un errore dei funzionari che hanno fatto molto male il loro lavoro.".
Abbiamo virgolettato perchè è l'esatta trascrizione delle parole pronunciate da Curzio Maltese all'emittente del suo giornale. Ci sembra un copione visto, rivisto e rivisto ancora. Non solo a Genova nel 2001, ma anni e anni prima: anche in quei tempi in cui il senatore Cossiga era ministro dell'Interno e moriva ad una manifestazione radicale, per un proiettile vagante, la giovane Giorgiana Masi.
La storia del nostro Paese ci mostra, come del resto per molti altri Stati, un potere che cade nel panico quando deve fronteggiare un movimento di massa, da nord a sud della penisola, che si estende in lunghezza e in costanza temporale, che non molla la presa, che non decresce con i colpi di bastone - da qualunque parte provengano - ma che reagisce democraticamente, senza scendere sul terreno della cieca violenza, del sopruso, dell'abuso di potere più volte perpetrato a scapito dei più elementari e fondamentali articoli della nostra Costituzione.
Gli studenti che sono stati picchiati dai fascisti a piazza Navona non avevano bastoni, ma sono stati picchiati. I fascisti che avevano quei bastoni, non sono stati fermati, ma a più di una persona è sembrato che agissero indisturbatamente. Non è certo facile arginare la violenza quando è generale, quando, per l'appunto, degenera e si espande senza controllo, senza barriera, travolgendo cose, persone, tavolini di bar, insegne, sedie, negozi. Sopra le teste volano legni, pezzi di vetro, magari anche pietre. Un poliziotto, lo si vede bene in una foto del Corriere della Sera.it, prende in testa un mezzo bastone e si piega in una smorfia di dolore.
I giovani "anti-Gelmini", neanche a dirlo, sono l'oggetto della provocazione fascista, sono lì per loro, non per protestare contro il ministro della Pubblica Istruzione. Gli sfottò, la tensione... l'adrenalina sale, gli animi si scaldano e quando poi senti che già due ragazzi sono stati bastonati da quelli con le spranghe tricolori, allora è sempre più difficile contenere la rabbia e non reagire.
I fascisti fanno bene il loro mestiere: dai tempi di Almirante, quando il fucilatore di partigiani guidava personalmente gli studenti del Fuan a manganellare i comunisti e i socialisti nelle università, non è poi passata molta acqua sotto i ponti. Anzi. Forse la stagnazione politica di questi anni ha fatto crescere erbacce da fiume che ora creano un ingorgo ancora maggiore al passaggio delle semplici norme della convinvenza civile.
Cantavano negli anni '70...: "Se non li conoscete, guardateli un minuto, li riconoscerete dal tipo di saluto. Lo si esegue a braccio teso, mano aperta e dita dritte, stando a quello che si è appreso dalle regole prescritte, è un saluto singolare, fatto con la mano destra, come in scuola elementare si usa far con la mestra per avere il suo permesso, d'assentarsi e andare al cesso...". "Ora li riconoscete, 'sti fascisti, 'ste carogne, se ne tornino alle fogne con gli amici che han laggiù.".
La canzoncina di Fausto Amodei continuava con altre identificazioni curiose del "tipo" di fascista che si incontrava in quegli anni. Ora molti sono giovani borgatari, sottoproletari e anche giovani "per bene", qualunquisti sia della prima che dell'ultim'ora. Sono a tratti idealisti e a tratti spirituali, identitariamente nazionalisti e anche un po' comunitari. Li ha cresciuti un culturame che ha sostituito le meticolosità della sinistra nell'analizzare la crisi sociale e nel non riuscire più a penentrarne il tessuto di vita. Oggi la grande folla degli studenti che invade le piazze e le vie d'Italia ha la possibilità di ricreare una sensazione comune, una forza socialmente attiva che non si disperde nel niente dopo la fine di un corteo.
Se il movimento "anti-Gelmini" non vuole perdersi dietro alle provocazioni fasciste, è necessario che non accetti nessun contatto con i fascisti, dichiarati o meno che siano. E' comprensibile la domanda di "neutralità" della lotta che gli studenti ci chiedono: non vogliono essere eterodiretti, non vogliono che nessuna egemonia politica gli dica come e dove si devono muovere. Ciò è più che giusto e sacrosanto.
Però i ragazzi e le ragazze del movimento studentesco devono riconoscere chi lotta accanto a loro e vivere questa lotta per ciò che è: una battagia comune, che può e che deve essere sposata anche da chi ha una precisa connotazione politica come noi comunisti.
Questo esula dalla gestione di una piazza che le forze dell'ordine devono attuare nell'interesse collettivo, evitando sul nascere qualunque provocazione. Quando si è un fienile non si dovrebbe mai tenere in mano il cerino acceso. La prevenzione in questi casi è una misura di salute pubblica, di concretizzazione della fruizione dei diritti costituzionali di manifestazione del dissenso e di protesta.
Al compagno Yassir Goretz, arrestato dalla polizia e in attesa di un processo per direttissima a Roma per gli episodi che abbiamo descritto, esprimiamo tutta la nostra vicinanza e solidarietà. Siamo certi che tutta la comunità democratica e antifascista romana sarà vicina a Yassir che da sempre è schierato con i valori dell'uguaglianza, della pace e della solidarietà sociale e tra i popoli.
1 commento:
Siete bravi a mistificare la realtà. Complimenti!
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