martedì 7 luglio 2009

Dopo le leggi razziali, che fare?

di Leonardo Masella

Vedo che a sinistra ed anche fra noi comunisti c'è ormai un difetto da combattere con grande determinazione: si denunciano le malefatte del governo, la drammaticità della crisi economica, la gravità di provvedimenti come questo del cd. "pacchetto sicurezza", l'inconsistenza e la subalternità ideologica del Pd, ma non c'è una sola proposta di azione, di iniziativa, di lotta contro questa deriva reazionaria. Continuamo a piangerci addosso, a lamentarci, a scandalizzarci, a mugugnare, a dire "quant'è brutto e cattivo" Berlusconi o il capitalismo, come se ce ne accorgessimo solo ora !

Cosi' sul dilagare del fenomeno del razzismo. Noi lo vediamo, ce ne lamentiamo, ci incavoliamo, denunciamo il parallelo con le leggi razziali del fascismo, ma vedo fare pochissimo di concreto per organizzare una resistenza, una lotta contro questa deriva reazionaria.
Perchè non organizziamo - innanzitutto con i coordinamenti della lista comunista ed anticapitalista, ma anche assieme all'Arci, alla Cgil e a tutte le associazioni antirazziste - una grande campagna contro il razzismo ? Io sono convinto che ci sarebbero tante persone, soprattutto giovani di sinistra, disponbili a fare militanza su una battaglia del genere. Ecco fra l'altro come trovare nuova militanza e nuovo slancio ideale per le nostre organizzazioni di base spesso vuote, stanche e demoralizzate. Fra l'altro si può collegare l'antirazzismo all'internazionalismo e all'antimperialismo (perchè gli immigrati vengono qui ?), che così non rimangono cose astratte e ideologiche. Se l'internazionalismo non lo pratichiamo a casa nostra (e magari siamo un po' razzistelli con gli immigrati), come si può pensare di essere internazionalisti fuori del nostro Paese ? E si può collegare l'antirazzismo ai diritti dei lavoratori. Più gli immigrati saranno deboli e ricattabili, più saranno utilizzati per abbassare il potere contrattuale dei lavoratori italiani e dell'intera classe lavoratrice.
Tuttavia, secondo me, non basta una campagna, che rischia di essere poi la solita propaganda, con la distribuzione dei soli volantini (che, intendiamoci, in mancanza di altro è meglio che niente). Noi dovremmo fare due cose: 1) trasformare alcuni dei nostri circoli nei quartieri e nei paesi (che non fanno più nulla e spesso sono chiusi) in sportelli di consulenza e di aiuto concreto agli immigrati (e non solo agli immigrati, ma per esempio anche ai lavoratori che perdono lavoro e casa), su cui coinvolgere i tanti studenti, laureandi e laureati in materie giuridiche, in collaborazione e in stretto contatto con gli uffici stranieri della Cgil; 2) organizzare delle vere e proprie "ronde antirazziste" in ogni quartiere e darne notizia alla stampa, gruppi di 5-6 compagne e compagni, che girano, segnalano e denunciano episodi di razzismo ed eventualmente intervengono attivamente contro le aggressioni fisiche (che da Roma in su stanno crescendo esponenzialmente e che questa linea politico-culturale del governo alimenta) o almeno a scopo dissuasivo.
Basta con le parole, con il parlarci addosso, con il lamento, la condotta dei comunisti è il combattimento.

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