domenica 5 luglio 2009

Viareggio, quale verità?

di Luigi Grimaldi

Ancora non si sono svolti i funerali delle vittime della "strage del Gpl" e già inizia un palleggio di responsabilità che potrebbe coinvolgere in maniera più o meno diretta il governo Berlusconi. E' accertato infatti che il carico esploso nella stazione versiliese era di proprietà dell'azienda di famiglia dei fratelli di Nicola Cosentino, deputato del Pdl e sottosegretario del Governo Berlusconi. Secondo Werner Mitteregger, il numero due della Gatx, la società Usa proprietaria del carro ferroviario che ha provocato la strage, il noleggiatore del vagone si limita all'affitto dei mezzi ferroviari gestiti poi dai clienti finali, che sono i responsabili delle sostanze trasportate e della gestione del mezzo. In pratica la responsabilità della sicurezza, una volta effettuati i collaudi periodici obbligatori, sarebbe dell'utilizzatore finale. Ora, poiché è accertato che il carico di Gpl che ha provocato il disastro di Viareggio era diretto all'Aversana Petroli di Casal di Principe (Caserta), a questa azienda dovrebbe essere ricondotta ogni responsabilità in merito al disastro.Non sono di questo avviso le Ferrovie dello Stato che, secondo quanto riportato dal settimanale L'Espresso , tendono a escludere responsabilità legali dell'acquirente del gas per gli incidenti provocati da guasti.
Una strana smentita che aggira il problema: non si chiarisce infatti se "l'acquirente del Gas" sia la stessa azienda che ha noleggiato il carro ferroviario della strage. Otto dei quattordici vagoni di Gpl del treno della morte erano diretti allo scalo di Gricignano d'Aversa, a pochi chilometri da Casal di Principe dove l'Aversana Petroli riceverebbe in media un carico a settimana. Si tratta della principale azienda della famiglia Cosentino: 80 milioni di euro di fatturato. Il coinvolgimento nella vicenda di un membro del governo impone alcune domande e solleva dubbi sulle "certezze" emerse con il moltiplicarsi di dichiarazioni ufficiali tendenti ad escludere ogni ipotesi di attentato e ad affermare che quanto accaduto era dovuto, nell'ordine: a un cedimento strutturale, alla ruggine, ad una fessura nell'asse del carro che avrebbe provocato il deragliamento, alla vecchiaia del materiale rotabile, a carenze nei controlli. Tutto in assenza di perizie tecniche con un qualche valore. Oggi pare accertato che il deragliamento sia stato effettivamente provocato da un malfunzionamento del materiale rotabile ma non vi sono certezze sulla causa del malfunzionamento del carro oggi al centro delle indagini. Vi sono poi nella vicenda alcuni elementi che apparentemente non quadrano con le spiegazioni ufficiali divulgate. Le immagini delle telecamere di sicurezza della stazione hanno mostrato due esplosioni che avrebbero preceduto quella che ha provocato la strage. Una situazione che, in presenza di una massiccia fuoriuscita di gas liquido, appare ad alcuni tecnici come incongruente con la dinamica del disastro. Una esplosione, per quanto più piccola di quella disastrosa, avrebbe dovuto infatti provocare l'incendio dei vapori generati dal gas liquido nella modalità definita dai tecnici "jet fire" o "pool fire" a seconda del tempo trascorso tra lo sversamento e l'incendio, evitando la deflagrazione che invece c'è stata. Il disastro si è compiuto con la terza deflagrazione che ha tutte le caratteristiche di una esplosione generata dalla formazione di una pozza di gas liquido trasformatasi nel giro di qualche minuto in una nube di vapori esplosivi poi innescati da una scintilla (Falsh fire o Uvce). Un caso incompatibile con la possibilità che le due piccole esplosioni che hanno preceduto il disastro siano state generate dal gas fuoriuscito dalla cisterna. Infine lasciano interdetti, come abbiamo riportato nei giorni scorsi, alcune testimonianze che riferiscono, nei primissimi momenti dopo il disastro, di un forte odore di "polvere da sparo". Qualcosa di assolutamente incompatibile con la combustione del Gpl.
Vi è assoluta necessità di chiarezza e trasparenza in questa vicenda non solo per la gravità del fatto, non solo perché il gas esploso a Viareggio era destinato all'azienda di famiglia di un membro del governo, ma anche perché sulla storia dei fratelli Cosentino, in merito a presunti rapporti con la camorra di Casal di Principe non sono mancate nel recente passato infuocate polemiche.
L'azienda destinataria del carico che ha provocato la strage ha infatti stentato ad ottenere il certificato antimafia indispensabile per partecipare ad appalti pubblici. I problemi sono relativi a parentele dei fratelli Cosentino: Giovanni, 64 anni, è sposato con la figlia del boss Costantino Diana. Mario, 43 anni, con Mirella Russo, sorella di Giuseppe, soprannominato "Peppe' u'Padrino" condannato all'ergastolo per associazione mafiosa ed omicidio.
Nel 1998 la Prefettura di Caserta aveva negato la certificazione antimafia e Aversa Petroli era ricorsa al Tar ed al Consiglio di Stato senza successo, dato che - dice la sentenza - i legami parentali "rappresentano elementi, univoci e non contestati, da cui ragionevolmente può dedursi che sussisteva il pericolo di infiltrazione mafiosa". Una situazione risoltasi quando il nuovo prefetto Maria Elena Stasi ha sollecitato il comitato per l'ordine e la sicurezza a rivedere la decisione. La Aversana Petroli ha così ottenuto la certificazione antimafia e alle ultime elezioni la Stasi è stata eletta alla Camera con il Pdl.
Ma gli annessi e connessi della vicenda non finiscono qui.
Nicola Casentino diventa consigliere comunale a Casal di Principe già nel 1978, poi consigliere nella provincia di Caserta nel 1980 e assessore provinciale nel 1983. Una bella carriera culminata con l'elezione a segretario regionale campano del vecchio Psdi.
Secondo il pentito Carmine Schiavone (processo Spartacus): «Alle elezioni dell'82 il clan Bidognetti appoggiò ‘O Mericano, Nicola Cosentino, che stava nel Psdi. Il Gruppo Bidognetti in parte votò Cosentino, in parte votò il nostro gruppo di candidati. Cosentino entrò nell'Amministrazione e per fare votare la giunta secondo nostre direttive, tutti i consiglieri vennero contattati a uno a uno da mio cugino Sandokan…E loro dovevano votare bene se no rischiavano di non tornare a casa».
Dopo la dissoluzione del Psdi per Tangentopoli, Cosentino è entrato in Forza Italia nel ‘94 e due anni più tardi è stato eletto deputato. Nel 2005 è stato nuovamente nominato, direttamente da Berlusconi, coordinatore regionale, questa volta di Forza Italia, mentre oggi è coordinatore regionale del Popolo delle Libertà. Il lato sconcertante di questa storia è che l'unico rapporto noto con la politica del padre di Noemi Letizia, Elio, passa attraverso la militanza proprio nel Psdi, vecchio partito social democratico campano, all'epoca dell'ascesa di Cosentino e dei fatti raccontati da Carmine Schiavone. Fa impressione notare come, in effetti, Berlusconi abbia sempre sostenuto di essersi intrattenuto al telefono con Letizia a proposito delle candidature del Pdl per le elezioni europee.
Fa impressione soprattutto perché a Napoli gli investigatori della Direzione Antimafia hanno cercato, e stanno ancora cercando, di verificare possibili collegamenti fra Elio Benedetto Letizia, il padre di Noemi, e il gruppo che a Casal di Principe ha visto per anni egemone il clan capitanato da Armando, Giovanni e Franco Letizia, gruppo di fuoco del boss Giuseppe Setola.
Insomma la comune militanza nel passato Psdi e nell'attuale Pdl potrebbe non essere l'unica via per incrociare le storie di Cosentino, Elio Letizia e Berlusconi. Per questo non bastano "autorevoli" smentite o dichiarazioni alla stampa per allontanare dubbi e sospetti sulla tragedia di Viareggio.

da Liberazione

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