martedì 29 settembre 2009

Che fine hanno fatto?

Su segnalazione di alcuni partecipanti ci chiediamo che fine ha fatto il concorso per i vigili a tempo determinato che si è svolto (cominciato a svolgere) questa estate.
Dopo la prova scritta si sono perse le tracce di questa sfrontata operazione clientelare (pensiamo con grande dispiacere almeno delle due persone che hanno preso 30/30 e dei loro parenti....)
Almeno speriamo..
Vergogna?
Beh, forse era troppo sfacciata, ma non preoccupatevi, ciò che non entra dalla porta.... prima o poi entra dalla finestra!!!!!
Come al solito chiediamo trasparenza negli atti amministrativi, nei concorsi e nella vita pubblica della nostra città poichè purtroppo è costume dei nostri governanti utilizzare concorsi ad hoc per gli amici, i parenti, fidanzati, mogli mariti e amanti.

lunedì 21 settembre 2009

Lutto nazionale

Oggi in tutta Italia ci sono esposte nelle aziende e nelle case le bandiere italiane. A mezz'asta.
Tirate fuori dai cassetti dove vengono custodite fino ai prossimi mondiali o europei di calcio. Oppure le stesse che hanno ricordato i soldati uccisi a Nasiriya. Brutto lavoro per queste ultime.
Tutti oggi sono orgogliosi di essere italiani, di appartenere a questa nazione, di condividerne la storia, la lealtà, il rispetto degli impegni internazionali, la continua ricerca della legalità. Ovunque.
Oggi nessuna demagogia, tutti uniti.
Nelle aziende si ricordano i caduti di Kabul.
Quelle aziende che uccidono o avvelenano i loro dipendenti per 1000 euro al mese.
Sulle finestre delle case di chi evade tasse e distrugge il paese ci sono le bandiere italiane a ricordare quei poveri ragazzi.
Oggi sono tutti Italiani. Quando gli pare.
Noi siamo vicini alle famiglie di quei ragazzi e li ricordiamo a modo nostro.
Accomunandoli alle migliaia di vittime civili di quella assurda guerra anticostituzionale.
A chi era a scuola o ad un matrimonio, a chi era per strada o dentro casa. E non sa perché é morto.
I nostri soldati sono morti facendo il loro dovere. Il loro mestiere.
Li accomuniamo ai caduti sul lavoro per i quali nessun lutto è proclamato.
Li accomuniamo alle forze dell'ordine che da decenni muoiono nella lotta contro le mafie.
Ai civili che la mafia ha assassinato. A quelli che qualcuno vuole dimenticare.
Questo paese farlocco abbocca alle sirene dei potenti che da queste morti traggono nuova linfa e con queste morti coprono la loro incapacità.
Questi morti risolvono problemi, distolgono l'attenzione.
Non la nostra.
Via dall'Afghanistan. Ora.

venerdì 18 settembre 2009

Ferrero: "Ritiriamo subito le truppe. Nulla giustifica la loro presenza in Afghanistan"

di Paolo Ferrero

su Prc del 18/09/2009

Dichiarazione di Paolo Ferrero, segretario nazionale del Prc-Se

Alle famiglie delle vittime dell'attentato che ha subito un mezzo militare dell'Esercito italiano a Kabul va tutta la nostra piena solidarietà, il nostro profondo cordoglio e un abbraccio forte, però non possiamo esimerci dal notare come la presenza del contingente militare italiano in Afghanistan è frutto e figlia di una scelta politica e strategica, oltre che militare, assurda e sbagliata.

Le truppe italiane vanno ritirate subito. Peraltro, anche la giustificazione della loro presenza con la necessità di garantire lo svolgimennto di elezioni libere e democratiche, in Afghanistan, è stata del tutto vana e inutile, come dimostrano ed hanno denunciato i colossali brogli subiti dalle opposizioni al governo Karzai, denunce fatte da tutti gli osservatori internazionali, da quelli dell'Onu a quelli dell'Unione Europea. Il governo Karzai è un governo fantoccio, succube alla politica statunitense, e odiato dai suoi stessi cittadini.
L'amministrazione Obama, se vuole davvero dare il segno del cambiamento, dall'era Bush, anche in politica estera, sgomberi l'Afghanistan dalle sue truppe, convinca gli alleati occidentali a fare lo stesso e garantisca all'Onu la possibilità di dare il via a una vera, seria e reale conferenza di pace, che va fatta con tutti, anche con i nemici talebani. L'Italia assecondi questo progetto, e torni ad avere un filo di credibilità internazionale, ordinando l'immediato rientro a casa dei nostri soldati.

mercoledì 16 settembre 2009

Comitato pol. nazionale - 13 Settembre 2009 - Intervento di Claudio Grassi

Condivido la relazione del segretario e credo che questo comitato politico nazionale sia un appuntamento molto importante, al punto che penso sarebbe un peccato non valorizzarne la portata e, spero, anche gli esiti e i risultati conclusivi.
Credo che ci siano due opportunità da cogliere in questi nostri lavori del Cpn. Abbiamo attraversato mesi difficilissimi dal congresso di Chianciano ad oggi, mesi durante i quali sono state avanzate molte critiche al gruppo dirigente. Non vorrei che ci dimenticassimo, però, che non è stato un anno normale per Rifondazione comunista. Abbiamo subito una scissione logorante, a tappe, speriamo finalmente conclusa; abbiamo affrontato una condizione del giornale difficilissima (al punto che se non avesimo messo mano tempestivamente ai guasti della gestione precedente il partito sarebbe stato semplicemente affossato dalla voragine economica); abbiamo, infine, proprio in questi giorni avviato il risanamento delle finanze del partito, che negli ultimi anni aveva conosciuto una crescita a dismisura dell’apparato centrale con costi non più sostenibili. E anche su questo ultimo punto, con il consenso di tutte le parti coinvolte, siamo in dirittura d’arrivo, speriamo martedì di firmare in Regione un accordo proficuo che ci consenta di reggere e di rilanciarci.
Quali sono le due opportunità di cui parlavo?
In questo Cpn si decide l’allargamento della segreteria, e cioè si dà gambe alla nostra proposta di una gestione unitaria del partito. Non vorrei che, dopo averci provato per tanto tempo, adesso che è il risultato è a un passo, sottovalutassimo l’importanza dell’obiettivo. Finalmente si chiude un’epoca devastante, quella della gestione maggioritaria, per la quale con il 51% si prendeva tutto svilendo il ruolo delle minoranze e la stessa dialettica interna; un’epoca che ha visto la moltiplicazione e la cristalizzazione delle correnti organizzate, che oggi invece cerchiamo di ridurre e diluire fino a farle scomparire, lasciando al loro posto una dialettica serena e costruttiva tra componenti e aree politico-culturali.
La chiusura di quell’epoca significa tornare a prima di Venezia, mettere in pratica i deliberati di Carrara, mettere il partito nelle condizioni di lavorare alla costruzione di un’ampia maggioranza allo scopo di continuare a esistere. La sfida dell’esistenza è ancora tutta da conquistare: io non so quale percezione abbiate voi, ma io ho l’impressione di un partito che ha bisogno di ossigeno, di unità massima, di risorse. Dobbiamo imparare a tenere insieme le differenze e io spero che questa maggioranza si consolidi e diventi maggioranza politica a tutti gli effetti.
Auspico anche che nessuno esca dalla maggioranza che a Chianciano ha retto il partito. E a quei compagni che lo stanno facendo voglio dire che non c’è nessuna svolta a destra, l’impianto di Chianciano è confermato e contemporaneamente arricchito. Oltre a questo mi chiedo: veramente qualcuno pensa che il nostro partito abbia un impianto troppo moderato rispetto alla fase che attraversiamo? Parlando con le persone normali, in carne ed ossa, ci viene detto che siamo troppo di destra o troppo moderati? Le critiche che io sento è che facciamo continue scissioni e che ogni due anni ci dividiamo! E allora cogliamola questa possibilità, questa opportunità e proviamo a tenere il partito più unito!
La seconda opportunità è la Federazione della sinistra d’alternativa. Perché è importante? Perché finalmente dopo tanto tempo lancia un messaggio di unità. In campagna elettorale non ho sentito un compagno o un elettore che abbia detto che l’unità era una cosa sbagliata. Tutti ci chiedevano di non dividerci! La federazione certo non risolve interamente il problema ma almeno determina un’inversione di tendenza netta rispetto agli ultimi anni, attiva un processo di riunificazione e di costruzione di una massa critica.
Anche perché i nostri competitori di Sinistra e libertà esistono e non vanno sottovalutati, anche se sono un cartello elettorale che non sta funzionando e perde pezzi e noi, viceversa, abbiamo attivato un processo di consolidamento e di allargamento. Ecco, anche in questo non capisco alcuni compagni. Patta non va bene perché non conta niente, la Rete dei comunisti non va bene. Ma cosa crediamo di essere? Noi abbiamo bisogno di tutti! Dobbiamo fare massa critica perché questo è il nostro vero problema, e il non riuscire a farlo mina la nostra credibilità perchè le persone capiscono che non siamo in grado di realizzare le cose che declamiamo perché siamo deboli!
Dobbiamo quindi valorizzare questi due risultati: la gestione unitaria del partito e la federazione, la quale, come dicevo, indica un’inversione di tendenza significativa. Con queste risorse dobbiamo dedicarci alle lotte sociali. Vorrà pur dire qualcosa se un anno e mezzo fa davanti ai cancelli della Fiat ci fischiavano e oggi invece facciamo il giro di tutte le fabbriche occupate e gli operai ci apprezzano!
Esiste il piano della lotta sociale ed esiste il piano della lotta politica. Per questo è importante il 19 settembre partecipare alla grande manifestazione contro Berlusconi e per la libertà di stampa. Ci sarà tantissima gente e noi dobbiamo farci vedere, con la nostra organizzazione, con le nostre bandiere. Così anche il 17 ottobre contro il pacchetto sicurezza. Dobbiamo stare in campo con una proposta politica: quella della legislatura costituente è una proposta ancora un po’ grezza che va precisata. Noi non proponiamo un governo, ma una legislazione costituente che faccia solo la legge elettorale proporzionale e la legge sul conflitto di interessi.
Infine, vi ricordo che è in corso la campagna del tesseramento. Come segreteria nazionale vi proponiamo di utilizzare questi mesi fino a dicembre per rafforzare il partito e sostenere il quotidiano Liberazione.

(per leggere il documento approvato al cpn vai su www.esserecomunisti.it)

martedì 8 settembre 2009

Ci siamo

Si torna a lavoro.
Il 7 settembre si è riunito il Direttivo di Circolo per dare slancio all'attività del Partito a Santa Marinella.
Molte le questioni da affrontare, chiari gli obiettivi da raggiungere nel breve periodo: raccolta firme per la proposta di legge regionale sui rifiuti (per contrastare la politica degli inceneritori con la politica della raccolta differenziata); una seria opposizione alla Giunta Bacheca con un progetto alternativo e chiaro; un nuovo slancio per chiudere il tesseramento del 2009.
Molto altro c'è da fare e pianificare, Porticciolo, Cementificio, e quindi nuovo Piano Regolatore, Ama, Gap, ecc.
Per questo è indispensabile che ci sia Rifondazione Comunista.
Per questo è importante iscriversi!

mercoledì 2 settembre 2009

La decimazione dei precari

di Francesco Piccioni

su il manifesto del 01/09/2009

Oggi riaprono le scuole. Forse, non tutte, vedremo... Una sola cosa è sicura: ci saranno molti meno docenti e Ata (impiegati e bidelli) e tante classi sovraffollate in più. Difficile persino avere le cifre esatte. Vengono avanzate stime che oscillano tra i 42.000 e i 110.000 insegnanti in meno, da oggi (per gli Ata si va dai 10 ai 15.000). Tutte persone che da anni - in molti casi più di dieci - lavorano con contratti annuali di supplenza. Non stiamo parlando di «giovani» in attesa di trovare la propria strada nella vita, ma di persone spesso già oltre la metà della vita lavorativa media.
Una popolazione che, conoscendo tempi e movenze della politica, non ha neppure atteso il tradizionale suono della campanella per cominciare a organizzare proteste in tutta Italia. Le richieste sono chiare. Le ragioni in difesa di una scuola pubblica di qualità, anche. Forse proprio per questo il governo sembra procedere come un panzer verso lo smantellamento di un'istituzione incaricata di formare cittadini «in grado di leggere, scrivere e far di conto». Cento volte meglio avere sudditi ignoranti ipnotizzati dalle televisioni e una classe dirigente plasmata dalle scuole cattoliche o dalle università private.
Dappertutto, anche ieri, le proteste sono state «presidiate» da ingenti forze di polizia in assetto antisommossa. Una presenza sproporzionata e intimidatoria, a fronte di pacifiche insegnanti, maestre d'asilo, ecc. «Gli agenti non avevano un atteggiamento minaccioso - spiegano per esempio da Catania - ma certo erano così tanti che...». In questa città il sit-in si è trasformato in un corteo dopo che dal provveditorato era stato negato l'ingresso per svolgere un'assemblea.
A Napoli l'iniziativa più clamorosa della giornata. Una cinquantina di precari sono entrati nell'Ufficio scolastico provinciale (Usp, l'ex Provveditorato) nel mentre si stavano completando le procedure di nomina e di immissione in ruolo. Anche qui un numero esagerato di agenti ha cercato di far allontanare i manifestanti, che si sono trattenuti comunque fino alle 17, chiedendo un incontro con il prefetto. Lo stesso direttore dell'ufficio ha espresso comprensione per la protesta, escludendo qualsiasi ipotesi di denuncia nei confronti degli insegnanti. A Benevento, dove da sabato sette docenti - tutte donne - si sono issate sul tetto del Usp, si è avuta una grande manifestazione di solidarietà da parte di altri lavoratori della scuola, famiglie, ecc. Lo striscione agganciato alla balaustra - «Arrampichiamoci tutti» - è già diventato un'indicazione per il movimento di lotta raccolto nel Comitato precari della scuola. Oggi si replica dove già ci si è mossi, mentre entra in gioco anche il «grosso». A Milano è annunciato un presidio sotto l'Usp, con tanto di incatenamento simbolico. Altre iniziative prenderanno corpo in Sardegna. a Bergamo e in cento altre città.
Dal ministero nessun segnale. Non si dice di un'eventuale «retromarcia«, ma persino di instaurare una qualche forma di confronto con i precari e sindacati. Tra questi, peraltro, soltato quelli «di base» (RdB-Cub, Cobas, Sdl) e la Flc Cgil si sono immediatamente schierati al fianco dei precari. «Finora - denuncia Mimmo Pantaleo, segretario dell'Flc - non ci sono state risposte concrete da parte del ministro Gelmini, che invece si diletta a parlar d'altro».
Tra le risposte «concrete», sul fronte governativo (e non solo, purtroppo) viene dato un qualche credito ai cosiddetti «contratti di disponibilità» (vedi ancora qui di fianco). I precari ne parlano malissimo perché li vedono come una sorta di job on call su scala nazionale («uno scambio tra un minimo di salario e un massimo di sfruttamento»). Ma anche perché hanno imparato a diffidare di questo governo quando giura d'aver introdotto e finanziato «nuovi ammortizzatori sociali» di cui i diretti interessati, di solito, non riescono a vedere gli effetti pratici. Per esempio, denunciano da più parti, «non riceviamo più lo stipendio dal 30 giugno (data di scadenza delle supplenze annuali, ndr), ma l'Inps non ha spedito finora nessuna indennità di disoccupazione». Ovvero un ammortizzatore già regolato da leggi esistenti - un diritto, insomma - non un'idea ancor vaga.