domenica 14 agosto 2011

Lo scempio di Ferragosto

Nel Consiglio Comunale di Giovedì 11 agosto si è consumato uno dei più brutti episodi della storia di S. Marinella, di quelli che segnano una frattura profonda tra gestione politica e cittadini. Alle ore 4 del mattino, una sala consiliare ancora gremita ha assistito all’approvazione del Piano Integrato Benigni in zona Alibrandi da parte della maggioranza, con il voto contrario di Pepe (Fli) e dei consiglieri dell’UDC. I rappresentanti della lista “Un’altra città è possibile” e del PD hanno invece deciso di abbandonare l’aula, dichiarando la totale e piena responsabilità della maggioranza in merito a scelte così gravi e ingiustificabili.

Ma che cosa ha spinto tanti cittadini a trattenersi in consiglio fino alle 4 di mattina? E perché la delibera della maggioranza è stata così sofferta e difficile? C’è voluto stomaco, faccia tosta e una certa dose di cinismo per riuscire ad approvare la costruzione di 19 palazzine a ridosso del quartiere Alibrandi, mentre i suoi abitanti, inferociti, gridavano “venduti” e “dimissioni”. Il piano integrato trasforma magicamente una zona di PRG, prima agricola e poi bianca, in una zona espansione: 28.000 mq di residenziale (l’equivalente di ca.150 appartamenti, per 440 nuovi residenti), vengono concessi al costruttore in cambio di un ponte carrabile e pedonale sulla ferrovia all’altezza di Via Latina, un parco di 7000 mq, un locale polifunzionale di 80 mq, un terreno di 1800 mq per l’edilizia sociale (senza edificazioni), la trasformazione del campetto asfaltato di Alibrandi in parcheggio. L’assessore Grimaldi ha cercato di tirare a lungo la descrizione dei contenuti della delibera tra i fischi, sperando che la folla si disperdesse. Ma il pubblico ha ascoltato pazientemente anche l’interrogazione sui piani integrati presentata dalla minoranza, nella quale si chiedeva se il Comune avesse una chiara idea delle infrastrutture pubbliche prioritarie sulle quali vagliare i P.I., se ci fossero dei documenti che attestassero le motivazione della scelta di quei 14 P.I. su altri, se ci fossero garanzie in merito alle ricadute occupazionali sulle maestranze di Santa Marinella. Grimaldi ha sostanzialmente eluso la risposta sostenendo che le domande avrebbero dovuto essere rivolte all’amministrazione precedente, curatrice del bando. Grimaldi, che invece questi bandi li impone e vota a scatola chiusa, non ha saputo nemmeno spiegare le ragioni della priorità del piano Benigni sugli altri, visto che né ponte né parco compaiono nel piano triennale delle opere della sua giunta. L’opposizione ha fatto notare come il P.I, Benigni rappresenti una truffa per la collettività: il ponte, spacciato come opera di mecenatismo, è in realtà un’infrastruttura di urbanizzazione primaria necessaria al costruttore per raggiungere e vendere le case. Il parco e l’aula polivalente non compensano affatto il quartiere Alibrandi della grande pressione demografica e di traffico che si appresta a sostenere. Manca infatti al P.I. la VAS (valutazione ambientale strategica), manca un piano di realizzazione del ponte (tempi, costi esatti, espropri necessari, autorizzazioni delle ferrovie), per il quale si può aspettare fino alla realizzazione del 40% del residenziale. Manca anche il piano ACEA per le fognature del nuovo quartiere che, nel frattempo, si appresta a sversare le sue acque reflue sul fosso del Ponton del Castrato, già ridotto a fogna a cielo aperto ed attualmente unico sottopasso(-fogna) del quartiere Alibrandi. Un quartiere, quest’ultimo, sotto vincolo PAI (Piano assetto idrogeologico) per l’alto rischio idrogeologico, privo di strade e di servizi di qualunque genere, salvo il minuscolo campetto, presto trasformato in parcheggio. Il quartiere avrebbe bisogno di un risanamento e invece si appresta ad essere soffocato da ben due piani integrati. Se poi ACEA imponesse al Comune la costruzione di un nuovo depuratore, sconvolgendo completamente i piani edificatori, cosa si fa? Si ripaga il privato del disturbo e dell’investimento? Enormi sono i dubbi sui reali benefici economici del pubblico che, anche gonfiando i costi delle opere e sottostimando i profitti del privato, si trova a beneficiare di ca. 2,6 milioni di euro, ben al di sotto del “minimo sindacale” del 30% che al Comune dovrebbe spettare.

Questo insieme di storture, sviste, superficialità, ha spinto l’intera opposizione a presentare una mozione con la quale si è chiesto: a) il ritiro immediato della delibera sul P.I. Benigni; b) la costituzione di un tavolo di lavoro che mettesse a punto regole e criteri chiari e condivisi con la minoranza, con cui vagliare i 14 piani integrati, al fine di rendere trasparente le ragioni della loro scelta alla cittadinanza, velocizzando gli stessi iter di approvazione. I P.I. non sono uno strumento di pianificazione ordinaria ma sono strumenti eccezionali, ha detto Paola Rocchi, a cui andrebbero affiancate precise regole (come ha fatto il comune di Tarquinia) ed il PUGC (Piano urbanistico generale comunale), un nuovo strumento di pianificazione generale, obbligatorio nella recente normativa. Stefano Massera ha invece sottolineato come il consiglio si apprestasse a votare non solo il primo di 14 P.I. ma anche un metodo, optando per la massima tutela dell’interesse pubblico oppure dimostrarsi prono e passivo alla pressione degli interessi privati. Nessuno in maggioranza ha saputo giustificare le ragioni della fretta di questa deliberazione, alle 4 del mattino alla vigilia del ponte di ferragosto. Perché scelte importanti e strategiche vengono deliberate in sordina, nel massimo della sciatteria documentaria? In modo davvero patetico qualche conigliere di maggioranza ha proposto qualche timido emendamento migliorativo, quando alla minoranza è stato reso difficile persino l’accesso agli atti, impossibili da emendare.

Il consigliere Mucciola ha giustamente fatto notare che tale procedura si ritorcerà contro lo stesso costruttore che incorrerà a ricorsi e contenziosi, rendendo difficile l’ultimazione dell’opera. L’accordo di programma sul Porto, approvato con modalità analoghe, giace inoperoso nelle stanze della Regione. In ogni caso il terreno del signor Benigni si è magicamente rivalutato in una notte fino a 5 milioni di euro, e senza muovere un dito. Chi doveva invece difendere l’interesse collettivo ha dimostrato il massimo disprezzo per ogni forma di democrazia partecipata e di bene comune. Il PRC si impegna ad intraprenere qualsiasi iniziativa atta ad ostacolare l'esecuzione di tale delibera.

Circolo del PRC-FdS "Benedetti Michelangeli" di S. Marinella

mercoledì 10 agosto 2011

Dani risponde al vicepresidente della Multiservizi Mauro Bianchi

Con riferimento agli articoli usciti sulla stampa negli ultimi giorni non posso non replicare alle accuse rivolte non tanto alla giunta Tidei quanto al mio operato come assessore durante quella legislatura.

Addirittura il sig. Mauro Bianchi , non so bene quale carica ricopra, ironizza sulle mie “grandi idee” sul verde pubblico. Il regolamento del verde approvato, non è scaturito da elucubrazioni personali o consigli universitari di estrema complessità, ma da una ricerca tra i comuni litoranei, adriatici, toscani e liguri, che fanno del verde pubblico uno dei parametri del decoro urbano più importanti dal punto di vista della qualità della vita e dell’industria turistica, ho cercato di studiare come ogni buon amministratore dovrebbe fare, armato di grande umiltà. Non solo, il regolamento fu consegnato a tutti i consiglieri comunali tre mesi prima della sua approvazione per eventuali emendamenti che non sono stati presentati. Tranne uno dell’Arch. Marongiu che prevedeva la piantumazione di palme sulle aree da edificare (ancora non si sapeva del punteruolo), emendamento inserito ma mai applicato.

D’altronde il precedente regolamento aveva permesso in meno di due anni il taglio indiscriminato di oltre 250 alberi d’alto fusto in giardini privati o per recuperare aree alla edificazione. Ho sentito il dovere di trovare una soluzione. Si ricordano i cittadini che il solo comune impunito in Italia che pota gli alberi fuori stagione e a capitozza è Santa Marinella. Che a Poggio Principe si stava per sradicare un bosco di macchia mediterranea per far posto a 90.000 metri cubi e solo grazie ad una mia richiesta la Regione bloccò il taglio. E ricordo anche, con grande ironia, i consiglieri, anche quelli della mia giunta, che mi apostrofarono per la mia volontà di proteggere un tritone punteggiato, accertato nello studio della VIA, confondendolo con una lucertola. Tritone punteggiato che ha la priorità per gli investimenti europei sulla conservazione. A proposito di competenze…

Certo il regolamento del verde richiede un Ufficio apposito, con un agronomo che svolga la funzione non su “chiamata” ma stabile ed assunto. Possibilmente con una selezione seria. È un regolamento che ritiene il patrimonio arboreo come bene della comunità e da le indicazioni per valutarne il valore. Da le indicazioni per i trattamenti sanitari da effettuare durante le patologie epidemiche e le modalità, quelle si ad opera d’arte, per le potature. Offre allo stesso cittadino alcune modalità per salvaguardare le sue esigenze con quelle della conservazione del patrimonio arboreo.

Queste regole vengono applicate non nel college di Oxford o nei Giardini di Versailles, ma che tutti noi, facendo una gita fuori porta, riscontriamo nei piccoli comuni toscani, liguri e chi arriva un pochino più lontano in quelli adriatici.

Certo dovrebbe essere integrato con alcuni articoli per la gestione del punteruolo rosso, nuova emergenza, così da inquadrare una procedura di difesa comune sia per il patrimonio pubblico che quello privato. Ma viste le dichiarazioni non credo che ci sia speranza.

La volontà di far funzionare il regolamento anche qui è politica. D’altronde se lasciamo in mano la gestione del nostro patrimonio arboreo a Mauro Bianchi e ad una multiservizi priva di figure professionali competenti sarà difficile trovare qualcuno in grado di far funzionare un regolamento suggerito da esperienze decennali sulla difesa e sviluppo del verde come bene comune e richiamo turistico. Le risorse si trovano solo per organizzare cose che non hanno mai una durata maggiore alla stagione. Un patrimonio arboreo, verde, e inserito con SIC e ZPS nella carta natura 2000 della UE meriterebbe una considerazione a lungo termine. Tra queste palazzine si vive alla giornata (esemplificativo anche il caso dell’orto botanico a capolinaro) mentre Santa Marinella avrebbe necessità di amministratori che con umiltà sappiano riconoscere le proprie incapacità e sappiano, se non dimettersi, almeno cogliere altrove le soluzioni che da soli non trovano.

Giovanni Dani

martedì 9 agosto 2011

I minuetti del Partito Democratico

di Alberto Burgio

su il manifesto del 06/08/2011


Forse non è utile banalizzare le prese di posizione del più grande partito dell'opposizione ostinandosi a considerarle frutto di sciatteria o di svagatezza estiva. Forse bisognerebbe capire le ragioni dell'ennesimo lasciapassare graziosamente offerto al governo dal segretario democratico in occasione del dibattito parlamentare sulla (disastrosa) situazione economica e finanziaria del paese. Perché mai il Pd dovrebbe affondare il colpo mentre il cane affoga? Va bene rimboccarsi le maniche, ma chi glielo fa fare al buon Bersani di dirigerla lui la macelleria sociale? Siam mica qui a tirare nuovamente la volata al cavalier bunga-bunga!
Si dice: avanzi l'opposizione una proposta seria, non si limiti a critiche scontate. Ma una proposta implica un'analisi delle cause della crisi. E una proposta diversa (non nel dettaglio) dalla manovra del governo suppone una lettura diversa della genesi dello stato di cose: una rilettura dell'ultimo trentennio, che finalmente punti il dito sull'anarchia finanziaria (libertà di movimento dei capitali) ed economica (libertà di delocalizzare le produzioni); sulla fine dell'intervento pubblico in economia (che non significa far produrre allo Stato il panettone, ma assumere la direzione della politica industriale e costringere le imprese a investire in ricerca e innovazione); sulla svendita del patrimonio pubblico; sull'impoverimento strutturale del lavoro dipendente, dato in pasto al mercato non regolato della forza-lavoro, privato di tutele giuridiche e colpito dallo smantellamento del welfare. Nel Pd si fa strada questa prospettiva (auto)critica? L'on. Fassina accenna qualche riflessione sui guasti del neoliberismo, ma le contromisure che invoca ne confermano la logica: ipotizza un piano europeo di investimenti per l'occupazione, ma immagina di finanziarlo con altro debito. Non vi è traccia di una piattaforma redistributiva.
Nell'immediato (assunti il funzionamento della finanza globale e i vincoli posti dalla Bce) si potrebbe fare agevolmente una manovra diversa, che non deprima la domanda e riduca il tasso di iniquità del paese. Basterebbe imporre una patrimoniale (non una tantum); accentuare la progressività del prelievo (per poi fare sul serio contro l'evasione fiscale); tagliare le spese militari e gli sprechi (a cominciare dalle opere faraoniche e distruttive, tipo Ponte e Tav); riattivare il turn over nel pubblico impiego e stabilizzare il precariato. Ma certo, questo implica rompere il tabù del trentennio reaganiano e rassegnarsi al fatto che la politica democratica ha il compito primario di redistribuire risorse e opportunità: di produrre equità. Il dogma che equipara pubblico e privato, generalizzando la logica aziendale, non causa soltanto iniquità, nega in radice la democrazia. Per di più, come dimostra la crisi strutturale che sconvolge tutto il mondo capitalistico, ostacola la crescita perché impedisce la messa a valore della produttività generata dallo straordinario sviluppo delle forze produttive sociali. Vogliamo cominciare a discuterne a sinistra?
Dopodiché, anche qualora misure del genere venissero adottate, si tratterebbe di ridisegnare la logica generale del sistema. Nessun dio impone che i capitali possano muoversi senza limiti né regole né costi, decidendo del valore delle monete e dello stato di salute dei bilanci pubblici. Non è affatto vero che la politica sia impotente. Al contrario: Stati e organismi sovranazionali scelgono questo modello (entro il quale la politica è impotente) perché esso permette (anzi impone) politiche economiche che scaricano sul lavoro i costi della crisi, a vantaggio del capitale. Proprio come la guerra, la crisi è un flagello per alcuni e una manna per altri.
Ma di nuovo: per assumere questa prospettiva occorrerebbe abbandonare l'ideologia neoliberale: rifiutare il dogma della razionalità del mercato (massimizzare il profitto non serve a tutelare i diritti né la coesione sociale) e restituire alla politica la decisione su come utilizzare la ricchezza collettiva. Soprattutto, bisognerebbe uscire dalla logica (dalla retorica) dell'interesse generale e guardare in faccia le contrapposizioni reali, peraltro emerse con palmare evidenza nel braccio di ferro tra democratici e repubblicani in merito al default degli Stati Uniti. Insomma, per cambiare davvero l'agenda economica bisognerebbe ricominciare a ragionare in termini di classe. È pronto il gruppo dirigente del Pd a riesumare questa venerabile categoria del pensiero politico novecentesco? Se sì, potrà candidarsi a guidare un cambiamento degno di questo nome. Se no - se è ancora convinto che si tratti di un'inutile anticaglia - continui così. Lasci tranquille le maniche della camicia e vada pure avanti con i minuetti: un passo indietro tu, un passo avanti io...

martedì 2 agosto 2011

COMUNICATO STAMPA PIANO CASA

Peduzzi-Nobile(FdS): “E’ vittoria degli speculatori”

“Questo piano casa è la vittoria degli speculatori e la sconfitta del governo pubblico del territorio: una legge estremista che causerà solo caos urbano e devastazioni ambientali, consentendo la cementificazione delle zone agricole, delle aree protette e delle coste del Lazio. Se ci saranno forzature per strozzare il dibattito, la maggioranza di centrodestra si assumerà una grave responsabilità. Basta con le leggi a misura dei poteri forti, basta con le leggi approvate annientando la democrazia”. E’ quanto dichiarano, in una nota congiunta, Ivano Peduzzi e Fabio Nobile, capogruppo e consigliere della Federazione della Sinistra alla Regione Lazio.

Ufficio Stampa Fds Regione Lazio

http://www.federazionesinistralazio.it/