venerdì 29 gennaio 2010

MULTISERVIZI SENZA PACE

Dopo un'assemblea sindacale dei dipendenti della Multiservizi preoccupati per il rischio di un mancato rinnovo dei loro contratti, il 28 gennaio gli amministratori avrebbero prorogato il contratto per due mesi, impegnandosi a non licenziare nessuno per il futuro.

Siamo all’ennesimo atto della pessima gestione della società municipalizzata. I servizi pubblici essenziali che essa fornisce non dovrebbero essere svolti da personale a tempo determinato. L'attuale amministrazione, come quella precedente, ha sempre dichiarato di non avere disponibilità di cassa sufficiente per le assunzioni, salvo poi strapagare le consulenze esterne nonché direttori generali assolutamente inutili.
Si è sempre privilegiata la via dell'assunzione clientelare, ricorrendo a contratto a termine “per risparmiare”, ma la Multiservizi non ha mai costituito una fonte di risparmio per il Comune, anzi: ai costi del servizio ordinario si sono aggiunti quelli del cda (tre figure regolarmente stipendiate), i costi dell’IVA sulle fatture emesse, senza che né il Consiglio Comunale né i cittadini abbiano mai potuto accedere ai bilanci di questa dispendiosa municipalizzata.
E' sicuramente tempo di voltare pagina.

A questo punto le assunzione a tempo indeterminato con modalità trasparenti, tramite concorsi pubblici potrebbero risolvere non solo i problemi di precarietà e anche quelli di malagestione.
Originariamente il Circolo del PRC di S.Marinella avanzò la proposta di una società a capitale pubblico a gestione regionale e comunale, ma la giunta Tideil a respinse sdegnosamente. Consorziare più enti locali su capitolati ed un chiaro piano industriale sarebbe invece possibile; ma è proprio la trasparenza nelle assunzioni e nella gestione che nessun amministratore vuole o sa realizzare.

Circolo del PRC “Benedetti Michelangeli” di S. Marinella

lunedì 25 gennaio 2010

¡CON CUBA! CONTRO UN URAGANO CHIAMATO BLOQUEO

A Cuba in questi giorni si contano i disastri causati dagli uragani. Dopo Gustav ed Ike che hanno colpito Cuba ad agosto, in questi giorni l’isola ribelle è stata colpita da Paloma, un terzo violento uragano. Ma questi danni sono poca cosa se pensiamo a quelli provocati dal peggiore degli uragani possibili: il Bloqueo. È dal 1960 infatti che Cuba è colpita da un blocco economico, commerciale e finanziario, senza precedenti nella storia. Un atto illegale e fuori dal Diritto Internazionale e che ha come unico intento quello di sovvertire il governo rivoluzionario dell’isola.
Questi provvedimenti voluti dall’establishment statunitense sono diventati sempre più restrittivi, al punto che il Blocco non colpisce solo Cuba, ma addirittura tutti quei Paesi che con essa commerciano. Questa pratica si fa gioco delle regole, delle istituzioni internazionali e delle stesse risoluzioni Onu visto che, dal 1992, le Nazioni Unite, hanno condannato per ben diciassette volte consecutive questo Blocco. Per questo motivo centinaia di personalità, organizzazioni di massa, sindacati e partiti di tutto il mondo si sono pronunciati a favore della sua eliminazione immediata e lo stesso Giovanni Paolo II, durante la sua visita a Cuba nel 1998, lo ha condannato definendolo “inumano”.
E sono tanti oggi nel mondo a chiedere la cancellazione del Blocco che impedisce la ricostruzione delle zone colpite e non permette di far fronte all’acquisto di materie prime e materiali da costruzione. Ad oggi la risposta del Governo statunitense è stata di disinteresse totale.
Ci augurammo che in Italia e in Europa cresca un forte movimento di opinione pubblica che chieda la fine immediata delle sanzioni contro Cuba che hanno già ha causato danni al popolo cubano per circa 93.000 milioni di dollari (224.600 milioni al valore attuale).
Rifondazione Comunista è al fianco del popolo cubano e invita alla mobilitazione contro quel terribile uragano chiamato Bloqueo.
CAMPAGNA DI SOLIDARIETA’ CON CUBA
NON FARTI FERMARE DAL BLOQUEO AIUTA CUBA!

Sottoscrivi: Rifondazione per Cuba - Iban: IT58T0312703201CC0340001443 (anche con carta di credito)
solidarieta.int@rifondazione.it - www.rifondazione.it
Dipartimento Solidarietà Internazionale - Area Esteri

venerdì 22 gennaio 2010

Dei delitti e delle pene, il processo breve

Passa al Senato una legge vergognosa.
In Italia la giustizia è tremendamente lenta, sia nel penale e ancor più nel civile.
La soluzione? Maggiori risorse o snellimento delle migliaia di regole? No, se i processi sono troppo lunghi, ne accorciamo la durata per legge.
Come dire, se in treno da Roma a Palermo ci possono volere 14-15 ore, noi per legge diciamo che ce ne vogliono 8, e tutti i treni che ci mettono di più li cancelliamo....
Perchè se TUTTI coloro che operano nel campo della giustizia si dichiarano CONTRARI a questa legge il Governo insiste?
Nulla di più facile, c'è da coprire il capo.
E Alfano che dice? Dice che questa legge farà prescrivere non più dell'1% dei processi pendenti.... E indovinate un pò chi c'è tra questi processi? Il capo, Silvio Berlusconi.
Ripetiamo è una vergogna, questa legge cancella lo stato di diritto e continua nel percorso di trasformare la Repubblica Italiana in uno stato mafioso e autoritario.
Chi vota Pdl, anche alle Regionali, è complice di questa associazione a delinquere che ci governa, perché se è vero che il pesce puzza dalla testa, l'odore dei servi del capo qui giù in basso si fa nauseabondo....

mercoledì 20 gennaio 2010

RIREI, PEDUZZI E MARIANI: “DA MONTINO ENNESIMO SCHIAFFO AI DISABILI”

“Oggi in commissione sanità, convocata sul caso Rirei, abbiamo assistito a uno spettacolo indegno. Montino, piegato agli interessi delle lobby e delle cooperative, ha detto chiaramente - nonostante le numerose inchieste in corso, il parere contrario dei Nas e dell’Asp, e le legittime proteste dei familiari dei disabili - di volere proseguire sulla strada dell’accreditamento: un vero schiaffo ai diritti dei disabili e alla trasparenza nella gestione dei servizi sanitari e del denaro pubblico”. Lo dichiarano in una nota congiunta Ivano Peduzzi, portavoce del gruppo della Federazione della Sinistra alla Pisana e Peppe Mariani, presidente della commissione Politiche sociali.
“Alla riunione della commissione - aggiungono - erano presenti al gran completo anche i rappresentanti delle maggiori cooperative - Unisan-Legacoop, Osa-Confcooperative, Nuova Sair-Agci Lazio - che da anni dominano settori delicati della sanità pubblica. Tra questi, la riabilitazione per disabili, troppo spesso crocevia di interessi politici ed economici che poco spazio hanno lasciato in questi anni ai diritti dei pazienti. Accordi trasversali - proseguono - hanno consentito rendite di posizione che costano tuttora alle casse regionali milioni e milioni di euro, senza controlli su efficienza e qualità dell’assistenza. Montino questo lo sa bene perché è tra coloro che fa da sponda a questo sistema”. Peduzzi e Mariani annunciano infine che scriveranno a tutti i componenti della Giunta regionale una lettera. “Il nostro obiettivo – dicono - è sollevare il velo di omertà che copre questa triste vicenda. Vogliamo sollecitare gli assessori ad alzare la testa e ad opporsi a questa sordida speculazione, fatta sul dolore dei disabili e sulla pelle dei lavoratori, proponendo l’affidamento diretto dei servizi alle Asl”.

Roma, 19 gennaio 2010

martedì 19 gennaio 2010

Craxi, con lui ha vinto il neoliberismo

di Alberto Burgio

su Liberazione del 19/01/2010


Quando, il 29 aprile 1993, la Camera dei deputati negò l'autorizzazione a procedere nei confronti di Bettino Craxi, travolto dalle inchieste di Mani pulite, Silvio Berlusconi se ne compiacque, precisando di essere suo «grande amico e estimatore». Omise di dire che, oltre ad essere amico di Craxi (e di Licio Gelli), gli doveva gran parte delle proprie fortune, visto che, a suon di decreti-legge, Craxi gli aveva permesso di eludere sistematicamente le norme sull'emittenza televisiva. Ma, fatta eccezione per questo dettaglio, Berlusconi diceva il vero. I due erano legati a filo doppio, il che considerato chi è Berlusconi aiuta a capire chi fosse Craxi. Aiuta, ma non basta. Craxi fu anche il regista di un grande sistema di finanziamento illecito della politica che contribuì all'esplosione del debito pubblico italiano. Fu anche il massimo interprete di un intreccio tra affari e politica che, a partire dagli anni Ottanta, ha cambiato il Paese nel segno dell'individualismo proprietario, della spregiudicatezza e del rampantismo amorale. Di questi aspetti si occupò la magistratura, che lo condannò per gravi reati, il che rende l'odierno dibattito sulla sua riabilitazione indecoroso e rivelatore.
In questa discussione, alla quale purtroppo hanno ritenuto di prendere parte anche i massimi vertici dello Stato, non è difficile scorgere uno specchio dei tempi, dove la partita non è solo morale (Socrate scelse la cicuta pur di rispettare le leggi della Città) ma anche squisitamente politica: se Craxi fu un santo, in odore di santità sono anche i suoi amici ed eredi, a cominciare con buona pace di magistrati e codici dal presidente del Consiglio in carica. L'hanno detto a chiare lettere domenica a Hammamet i ministri Frattini e Sacconi, evocando la «giustizia ingiusta» l'uno e le vittime del «giustizialismo della sinistra» l'altro.
Craxi fu anche tutto questo, ma non soltanto questo. E se la commistione col sistema delle tangenti era funzionale a un disegno politico, quest'ultimo tuttavia non ne dipendeva, e oggi merita di essere valutato in base al suo fine e ai risultati raggiunti. Il fine era la guerra contro il Pci e, piaccia o non piaccia, questa guerra Craxi la vinse. Perciò
egli è un eroe agli occhi di quanti senza eccezione alcuna oggi contano e a vario titolo decidono in questo Paese. La faccenda della condanna e della latitanza è indubbiamente un problema, poiché sconsiglia la beatificazione. Ma la gratitudine è unanime. Non riguarda soltanto i ministri accorsi a Hammamet e gli industriali memori della vittoria sulla scala mobile. Nell'evocare commosso il «ruolo storico della figura di Craxi», l'on. D'Alema interpreta un sentimento diffuso anche nelle file democratiche e non è affatto un caso che il segretario del Pd parli di un non meglio definito «ruolo innovativo» di Craxi. Di che cosa si tratta , in definitiva? All'inizio degli anni Ottanta qualcosa in Italia stava succedendo.
135 giorni di sciopero alla Fiat avevano spinto Berlinguer ad archiviare la strategia del compromesso storico. Poi erano venuti l'intervista a Scalfari sulla corruzione politica dilagante e il sostegno alla battaglia pacifista contro i missili a Comiso. Erano tutti segni del radicalizzarsi di un conflitto sociale e politico del quale il Pci rischiava di divenire protagonista. Craxi riuscì a sbarrargli la strada, irrompendo nello scontro sulla scala mobile aperto dalla Confindustria. Appena giunto a palazzo Chigi, decretò il taglio di alcuni punti di contingenza, chiarendo subito da che parte stesse e con quale metodo avrebbe governato. Si andò poi al referendum, e Craxi ebbe la meglio. Come si suoi dire, nulla sarebbe più stato come prima. Né nel Pci (in cui i miglioristi si rafforzarono e che, morto Berlinguer, si avviò verso la Bolognina), né nel Paese, che in economia aprì le braccia al neoliberismo puntando tutto sulle privatizzazioni e la riduzione del costo del la- voro, e in politica tornò all'antico amore per il capo carismatico e la democrazia plebiscitaria. Di questa «modernizzazione» Craxi è stato il demiurgo. Se essere un politico di razza vuol dire vincere le battaglie e intuire le tendenze prevalenti, egli lo fu senz'ombra di dubbio, considerato che ancora oggi l'Italia segue la via che Craxi per primo intravide e imboccò. Se invece il discorso verte sulla qualità degli obiettivi, il meno che si possa dire è che egli fu uno dei più illustri esempi di trasformismo, cronico male italiano. Socialista, apri senza incertezze una guerra feroce contro il lavoro e l'autonomia sindacale. E si fece alfiere della corruzione e dell'illegalità finanziaria, incarnando la protervia di una classe politica determinata a sottrarsi ai dettami della legge. Del resto, non capitava per la prima volta. Anche agli inizi del Novecento nel nostro Paese un dirigente socialista divenne capo della destra inaugurando una lunga stagione di regressione sociale, politica e morale. Non sarebbe male se gli storici ci aiutassero a riflettere su tale ricorrenza, che non è affatto detto sia casuale e avara di insegnamenti.

domenica 17 gennaio 2010

Vaccino "secretato": come il terrorismo

di Andrea Milluzzi

su Liberazione del 17/01/2010

Il governo italiano firma un contratto con un'azienda farmaceutica, un contratto che se stessimo parlando di puro e semplice mercato non potremmo definite che capestro. Questo contratto vale 180 milioni di euro, tutti soldi pubblici di una Sanità che piange miseria e che non fa passare mese senza deliziarci con notizie di qualche disastro fitto qua e là negli ospedali del BelPaese. Il contratto tra Ministero e Novartis doveva rimanere inaccessibile sulla base di un'ordinanza del 2003.
Vaccino secretato - come i fatti di terrorismo. Il testo dà poteri staordinari, come l'acquisto di medicinali, alla protezione civile in caso di emergenze, tipo un attacco biologico all'antrace. Cosa c'entra il ministero della Sanità? La legge disponeva l'istituzione di un nucleo operativo degli uomini di Bertolaso, cosa c'entra Sacconi?
Non solo, questo contratto è stato firmato per acquistare 24 milioni di dosi di vaccini contro quell'influenza A, che per buona parte del 2009 sembrava dover essere la causa della fine del mondo che nemmeno i Maya con il 2012 erano arrivati a tanto, così inutili che il neo-ministro della Sanità Fazio qualche giorno fa è stato costretto ad ammettere di non sapere cosa fame. Stiamo parlando del contratto con la Novartis, stipulato nell'agosto 2009 dal ministro Sacconi (allora la Sanità era accorpata al Welfare) e subito secretato. Un contratto con mille clausole incredibili e tutte a vantaggio della Novartis, come riportato nel documento pubblicato da Altraeconomia e Lavoce.info e di cui Liberazione ha reso conto ieri. La domanda alla quale il ministro Sacconi ancora non ha risposto è: perché quel contratto è stato stipulato in gran segreto? La firma risale al 21 agosto quando la tanto declamata pandemia non era ancora arrivata in Italia. E' un elemento fondamentale, perché il segreto di Sacconi si basa su un'ordinanza del 28 marzo 2003, stesa dal Presidente del Consiglio dei ministri (quindi Berlusconi) pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale. Tale ordinanza a sua volta è l'evoluzione, fra l'altro, della legge 225 del 24 febbraio 1992 e del decreto legge - poi convertito in legge - n.343 del 7 settembre 2001. Entrambe le disposizioni hanno la logica di potenziare le attività di prevenzione e intervento in casi di «stati di emergenza»: la prima segue la Guerra del Golfo e il conseguente grave rischio per la pubblica e provata incolumità, derivante da possibili azioni di natura terroristica conseguente all'attuale situazione di diffusa crisi internazionale (rischio che valeva sia nel 1992 per la situazione in Iraq, sia per il 2003 dopo l'11 settembre americano, ancora l'Iraq e l'Afghanistan); la seconda invece si basa sulla necessità di attribuire ad un'unica struttura centrale il coordinamento di tutte le attività in materia di protezione civile, al fine di assicurare una composizione unitaria dei molteplici profili ed esigenze che rilevano in tale delicato settore, in particolare l'urgenza di intervenire in considerazione dell'avvicinarsi della stagione invernale, periodo nel quale solitamente si verificano numerosi eventi calamitosi.
Cosa c'entra l'influenza suina? Nella formulazione finale, quella del 2003, l'oggetto dell'intervento legislativo è solo uno: la protezione civile. Come già prevedeva il dl deI 2001, l'intento della Presidenza del Consiglio è quello di dare poteri straordinari al capo del dipartimento della protezione civile della presidenza del Consiglio che diventa commissario delegato. Questa figura altri non è che Guido Bertolaso, capo della protezione civile.
Cosa c'entra il ministro Sacconi?
Al commissario vengono assegnate, sempre in uno stato di emergenza, varie prerogative di intervento, fra cui l'acquisizione a trattativa privata, anche mediante affidamenti diretti, della disponibilità delle necessarie forniture di prodotti sanitari da utilizzare nell'ambito della pianificazione di un quadro di iniziative di profilassi rispetto a situazioni di fischio biologico che tradotto significa che in caso di attacco con antrace - per esempio - la protezione civile può comprare le protezioni per la popolazione.
Il ministro Sacconi si è trincerato dietro il rispetto di questo comma per spendere i 180 milioni dello Stato, ma - ancora una volta - siamo sicuri che quella ordinanza gli dia legittimità? E Bertolaso, e il nucleo operativo che, sempre in base all'ordinanza, doveva essere istituito entro cinque giorni dall'entrata in vigore dell'ordinanza dietro, ovviamente un compenso secondo il contratto collettivo di lavoro dove stanno? Insomma, sembra proprio che il Governo non avesse diritto per tenere segreti da agosto sino alla pubblicazione del contratto con la Novartis, i motivi di quel patto tanto scellerato quanto dispendioso. Ma il governo non risponde nemmeno adesso. Chissà se lo farà dopo le interrogazioni al ministro presentate dai deputati Pd Franco Ceccuzzi e Susanna Cenni anche sulla situazione dello stabilimento di Siena della multinazionale, che ha avviato la procedura di mobilità per 24 addetti commerciali. O forse sentirà la richiesta dell'Idv alla Commissione d'inchiesta sull'efficacia ed efficienza del sistema sanitario di «fare luce su quanto accaduto». Servirà? O dovremo attendere l'ennesima pandemia inventata?

mercoledì 13 gennaio 2010

REGIONE, PEDUZZI: “GIUNTA RISPONDA SU RIREI E INCENERITORE ALBANO”

“Dagli assessori Montino e Parroncini ci aspettiamo che il prossimo 20 gennaio riferiscano in aula sulla vicenda Rirei e sul provvedimento di sospensiva cautelare dell’autorizzazione all’inceneritore di Albano”. Lo dichiara in una nota Ivano Peduzzi, portavoce alla Pisana della Federazione della Sinistra (Prc, Pdci, Socialismo 2000, Lavoro e Solidarietà).
“Anche il presidente del Consiglio regionale, Bruno Astorre - dice ancora Peduzzi - ha assicurato il suo impegno perché la Giunta risponda sull’affidamento alle Asl dei servizi per disabili gestiti da Rirei e sull’istanza dei cittadini di Albano, di otto sindaci del territorio e di dieci consiglieri regionali, di sospendere l’autorizzazione all’inceneritore, almeno fino al parere del Tar atteso per il 24 marzo. Ci auguriamo – conclude - che sia finito il tempo dei silenzi e che finalmente gli assessori competenti si assumano di fronte al Consiglio le proprie responsabilità”.

venerdì 8 gennaio 2010

L’ideologia dell’edilizia concordata

La maggioranza Bacheca ha approvato il 28-12-09, in assoluta solitudine (visto l’abbandono dell’aula dell’opposizione per protesta), una delibera intitolata “Indirizzo interventi strategici sul territorio”. Essa sancisce, in sintesi, l’abbandono di qualsiasi pianificazione (né PRG né sua eventuale variante generale) in favore dell’edilizia concordata in tutte le aree di S.Marinella e S. Severa ancora edificabili (Quartaccia, Prato del mare, Belvedere, Bellavista, S. Severa, ecc., ecc.).
Riteniamo che il ricorso allo strumento dell’edilizia concordata richieda agli amministratori idee molto chiare su quello che deve essere l’uso e la tutela del territorio, nell’interesse della collettività.
Un amministratore dovrebbe cioè conoscere le esigenze abitative, economiche, della mobilità, del turismo, dovrebbe pretendere adeguati servizi, verde, parcheggi, il rispetto dei regolamenti edilizi, concepire criteri generali sulla biocompatibilità, pannelli solari, risparmio energetico. Concordare con il privato significa

non recedere da controlli, dal rispetto delle regole. Ma il concetto che i nostri amministratori hanno dell’edilizia concordata è invece quello della maggiore velocizzazione dei tempi, superamento di tanta noiosa burocrazia, soppressione di tanti lacci e lacciuoli, un grande incoraggiamento ai costruttori a farsi avanti in modo da “mettere in moto l’economia”. Accordo dopo accordo la città diventa sempre più brutta, scomoda, cementificata. Gli ecomostri ed i quartieri sprovvisti di strade di collegamento e fogne, le palazzine appiccicate e la scomparsa delle aree verdi sono una realtà a cui ci stiamo abituando, destinata a continuare. I nostri amministratori nutrono una fede cieca nel privato e nel ruolo “deregolamentatore” dei governi, a dispetto dei pessimi frutti di questa politica. Ma non erano state superate tutte le ideologie?

Il Circolo del PRC di S. Marinella “Benedetti Michelangeli”