mercoledì 16 giugno 2010

Pomigliano

da www.claudiograssi.org

In queste ore si decide un fatto di straordinaria importanza. Mi riferisco alla vicenda della Fiat di Pomigliano d’Arco. Si tratta di una proposta di accordo di una gravità inaudita. Non propone solo un peggioramento drammatico delle condizioni di lavoro degli addetti di quella fabbrica. Si tratta dell’ipotesi di violare leggi e contratti sottoscritti. Se passa questo accordo, passa il concetto che, in nome di esigenze superiori, qualsiasi cosa è lecita. Da questo punto di vista considero ben più grave questa vicenda dell’accordo della Fiat degli anni ‘80. Allora i padroni riuscirono a piegare la lotta operaia. Con quella sconfitta si chiuse un ciclo, iniziato con le grandi lotte e le grandi conquiste dell’autunno caldo. Oggi, non solo si vuole piegare uno dei punti più alti di resistenza operaia, ma si vuole dare all’impresa la possibilità, in nome delle sue esigenze, di violare leggi e accordi sottoscritti. Purtroppo il ricatto è pesante. E il discorso sempre quello: o pieghi la testa o perdi anche quel poco che ti può restare: un lavoro sempre più disumano e schiavizzante.

In questo contesto, più veloci della luce, si sono già pronunciati i grilli parlanti del padrone: il ministro Sacconi, il ministro Tremonti. La Mercegaglia è entusiasta. Bonanni e Angeletti, che essendo due segretari generali di due sindacati dovrebbero opporsi, si schierano con la Fiat.

La tesi è nota: se gli operai di Pomigliano non accettano le proposte della Fiat, la produzione verrà spostata all’estero dove la mano d’opera costa meno e ci sono leggi e contratti più favorevoli per il padrone. A nessuno, però, viene in mente che se le cose stanno così c’è qualcosa che non funziona nel SISTEMA?

Non ha nessuna logica, infatti, in un contesto di progresso tecnologico, scientifico, produttivo, peggiorare, anziché migliorare, le condizioni di vita e di lavoro. Può sembrare un discorso astratto o ideologico, ma il punto è proprio questo: o si supera questo sistema capitalistico, oppure, come vediamo anche rispetto alle manovre che vengono proposte dai vari governi per “superare” la crisi, si marcia speditamente verso la regressione. “Socialismo o barbarie”, si diceva in altri tempi, ma la realtà è ancora quella! La differenza è che la sinistra, nelle sue componenti maggioritarie, ha rinunciato a mettere in discussione il sistema, mentre, come si vede, il capitalismo non ha affatto rinunciato ad usare tutti i mezzi per mantenere il potere. Alcuni esponenti del Pd non solo si sono schierati a favore dell’accordo, ma sollecitano la Cgil a rompere gli indugi e fare altrettanto. L’Italia dei Valori è silente, a dimostrazione che la lotta contro Berlusconi se non si associa anche alla lotta contro la Confindustria serve a poco ai ceti sociali più deboli. Per non parlare di tutti quelli che in questi giorni si sono mobilitati, giustamente, per la libertà contro la legge sulle intercettazioni. Non hanno nulla da dire su questo scempio di libertà? Che a lavoratori e lavoratrici che guadagnano 1100 euro al mese vengano tolte pause, resi obbligatori straordinari, non pagata la malattia, aumentati in modo inumano ritmi di lavoro… tutto questo non interessa a nessuno? Non sono violazioni delle libertà?

Dobbiamo reagire, abbiamo scritto nel post precedente. Sì, con grande determinazione. Assieme alla Fiom, assieme a quei lavoratori e a quelle lavoratrici. Mobilitiamoci subito come Rifondazione Comunista e come Federazione della Sinistra, assieme a tutte le altre forze disponibili, affinché non passi questo accordo che produrrebbe una regressione di mezzo secolo della condizione di lavoro nel nostro Paese.

Linko un ottimo articolo di Luciano Gallino sullo stesso argomento.

La globalizzazione in casa – di Luciano Gallino

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