lunedì 8 febbraio 2010

Salò bussa al parlamento

Liberamente tratto da “L’oca al passo” di Antonio Tabucchi (Feltrinelli)

Se i saloini erano bravi ragazzi, i campi fascisti per le minoranze slave della Venezia Giulia erano dunque colonie di vacanza?I cantastorie italiani sono molto bravi, e sanno come preparare piatti deliziosi a partire dai magri ingredienti della storia patria…

Nei primi giorni del 2006, per fare gli auguri all’Italia, è approdata in Senato una proposta di legge voluta dalla destra che equipara partigiani e repubblichini, perché considerati “militari belligeranti”. La proposta è stata bocciata ma questo fatto positivo non cambia la gravità del disegno. Naturalmente nell’equiparazione sarebbero stati compresi anche i sopravvissuti delle famigerate bande Koch e Carità e altre bandette assassine e torturatrici che davano una mano ai nazisti nei loro eccidi al di sotto della linea gotica. Dalla sinistra ferita, specie da molti esponenti Ds, si sono levate esclamazioni di indignazione. L’Italia è un paese privo di coerenza politica, visto che questa legge non è altro che la logica conclusione di un percorso iniziato qualche anno fa proprio da un esponente Ds, l’onorevole Luciano Violante. A lui si deve in un incontro con l’onorevole Gianfranco Fini, il conio del gentile sintagma “ragazzi di Salò” per denominare i militi repubblichini. Se si abbassa l’età, le responsabilità diminuiscono, e poco importa se molti dei saloini, soprattutto i caporioni, erano vecchi fascisti incarogniti come il maresciallo Graziani. Inoltre la parola “ragazzi” è portatrice di tenerezza e di affetto: si dice dei calciatori della nazionale, dei militari italiani in Iraq al seguito di Bush; un lessico che richiama sempre la mamma e che ha qualcosa di giocoso (perché i ragazzi giocano, anche I ragazzi della via Paal facevano la guerra fra di loro, ma era una guerra per gioco). L’Italia ha giocato tanto nel secolo scorso. Pensate, “i nostri ragazzi” andarono in Libia, in Abissinia, in Albania, tentarono di spezzare le reni alla Grecia sul bagnasciuga, e altre missioni di questo tipo. Eventualmente in Abissinia e in Libia fu lanciato qualche gas asfissiante, fu bombardata Tripoli, furono usati i lanciafiamme nei villaggi fatti di capanne di paglia, ma questo faceva parte del gioco. E poi erano ragazzi. Insomma, per il suo irrefrenabile spirito giovanilistico che tutto il mondo le invidia, l’Italia non ha da chiedere scusa a nessuno, e infatti non l’ha mai fatto. E dunque non deve chiedere scusa neanche a quella parte dell’Italia che i repubblichini, a fianco dei nazisti invasori, deturparono con eccidi osceni. Anche perché le torture, i rastrellamenti, i massacri, le complicità con le SS venivano da un profondo ideale che “i ragazzi” nutrivano e un ideale, si sa, è pur sempre un ideale. Per capire bene l’ideale dei repubblichini bisognerebbe dunque pensare che essi fecero quelle scelte “credendo di servire ugualmente l’onore della propria patria”. Parole, queste, del presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi il quale solennemente dichiarò; “Abbiamo sempre presente, nel nostro operare quotidiano, l’importanza del valore dell’unità d’Italia. Questa unità che sentiamo essenziale per noi, quell’unità che oggi, a mezzo secolo di distanza, dobbiamo pur dirlo, era il sentimento che animò molti dei giovani che allora fecero scelte diverse e che le fecero credendo di servire ugualmente l’onore della propria patria”. Ecco: si trattava di “ragazzi” che avevano sbagliato, ma in buona fede. Ah, la buona fede! Ma il mondo è pieno di buona fede, lo è sempre stato. Quando l’inquisizione mandava gli “eretici” sul rogo, lo faceva in buona fede e per la buona Fede, quella vera. E quanto ai “ragazzi” delle SS che commettevano eccidi nel nostro paese, quanto agli addetti ai forni crematori, molti dei quali volontari, non lo facevano forse in buona fede? Il loro, in fondo, non era un ideale? E’ vero, quell’ideale prevedeva un repulisti dalla faccia della Terra di razze considerate inferiori, soprattutto Ebrei, e voleva la dominazione assoluta della razza ariana. Ma non si può negare che fosse un ideale.
La vita è un ideale per tutti, facciamoci avanti.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Sono talmente tante le imprecisioni storiche di questo brano che se non fosse pubblicato da parte vostra potrebbe anche essere commentato. Genocidi di serie A e genocidi di serie B, come al solito.
La tipica doppia verità bolscevica (di radice israelita come quella del vostro maestro karl mordechai)riemerge ciclicamente. La cosa più miserabile è che questo genere di commenti li pubblicate proprio in prossimità del 10 Febbraio "Giorno del Ricordo".
A titolo di raggio di luce nel vostro buio infernale: i combattenti della RSI, nella stragrande maggioranza, non hanno per niente voluto la leggina di equiparazione (tanto per ricordarvelo lo status di combattente è riservato a chi guerreggia con una divisa e spara da davanti)perchè non è possibile una equiparazione tra soldati di un esercito e dei BANDITI. Che tali erano e tali resteranno per il codice militare di guerra.

Il resto, è la solita vostra melma nella quale affondate... servi della Bonino... in fila per l'elemosina!

Enclave Norma Cossetto

comunistisempre ha detto...

Come al solito il Fascista Idealista (l'ultimo?) riappare a chiamata per commemorare quegli italiani che con lui non c'entrano assolutamente nulla.
Perchè se tutti noi dobbiamo avere pietà per chi da innocente è finito nelle foibe la dobbiamo avere per tutti, anche per quelli che nelle foibe ci sono finiti spinti dai fascisti...
E poi di giorni del ricordo ce ne dovrebbero essere a centinaia in un anno per tutte le vigliaccate e le stragi commesse dai "combattenti della RSI" che sparavano si da davanti, ma contro gente indifesa, sospettata solo di aiutare i partigiani.
Ma il Fascista Idealista questo lo sa, e si incazza con noi perchè tutta la sua allegra combriccola salta allegramente sul carro del vincitore per andare a occupare i posti di potere da dove esercitare la memoria a comando.
E lui rimane da solo....