u Aprile online del 19/05/2010
L'Italia dei Valori ha votato il parere favorevole sul decreto attuativo del federalismo demaniale, il leader Antonio Di Pietro sostiene che il quadro di regole che traghetterà il passaggio dei beni dallo Stato alle Regioni è un'opportunità, non un costo per il Paese. Ma il resto del centrosinistra non la pensa alla stessa maniera, a cominciare dal Partito democratico che ha scelto in commissione bicamerale la strada dell'astensione. Il capogruppo alla Camera Dario Franceschini ha spiegato: "Il testo è stato migliorato ma non in modo totalmente soddisfacente". L'esponente del Pd ha comunque sottolineato che "è utile mantenere l'unico spazio di confronto sul merito che abbiamo in Parlamento". L'attuazione del federalismo "è un provvedimento importante e per questo manteniamo la nostra disponibilità al confronto. Sugli altri decreti valuteremo caso per caso".
Davide Zoggia, responsabile del partito agli Enti locali racconta che "il Pd ha lavorato per migliorare il federalismo demaniale ma, purtroppo, la proposta della maggioranza è assolutamente inadeguata, non tiene conto né della crisi e, quindi, del risanamento dei conti, né degli enti locali, ai quali non da l'effettiva possibilità di governare. E' dunque un decreto del tutto inadeguato e, soprattutto, non è collocato in un quadro complessivo e coerente. Il concetto federalista della Lega continua ad essere imperniato sulla 'concessione' agli enti locali e non su una effettiva autonomia e responsabilizzazione".
Molto più duri i partiti della sinistra "extraparlamentare". A cominciare dai Verdi del presidente Angelo Bonelli, che ha attaccato Di Pietro per la scelta di appoggiare il provvedimento, che considera solo il primo passaggio verso processi di speculazione e cementificazione selvaggi: "Sono inaudite sciocchezze quelle dette da Di Pietro per cui siccome i beni del demanio rendono poco allora meglio venderli. Non viene in mente all'onorevole Di Pietro che invece di regalare il patrimonio di Stato ai poteri forti si poteva fare una riforma per far pagare i giusti canoni per le concessione demaniali e le sorgenti idriche?".
Bonelli ha aggiunto: "Quello che non deve e non può sfuggire agli italiani e di cui Di Pietro è consapevole, è che grazie al federalismo demaniale i beni che verranno venduti otterranno (contestualmente alla delibera di alienazione, secondo quanto previsto dal federalismo demaniale) la variante urbanistica. Per cui i terreni agricoli (circa 1 milione di ettari) saranno venduti a prezzo agricolo e poi si potrà cementificare: i conti correnti dei grandi costruttori saranno centuplicati da un'incredibile speculazione economica mentre assisteremo alla cementificazione di decine di migliaia di ettari agricoli".
Il presidente dei Verdi ha spiegato nel dettaglio: "Il Federalismo demaniale non è nient'altro che una mega svendita dei beni di stato consentendo una speculazione senza precedenti. I comuni, infatti nell'80% dei casi saranno costretti alla vendita non solo per ripianare il debito, come espressamente previsto dal ministro Calderoli, ma anche perché i deficit di comuni, province e regioni non consentono di sostenere i costi di manutenzione e gestione dei beni. Le sorgenti di acqua minerale e termale potranno essere trasferite ed essere messe nel patrimonio disponibile e sottoposti a piano di alienazione, ovvero venduti, in barba alla battaglia contro la privatizzazione dell'acqua - spiega il leader ecologista -. Le spiagge continueranno a far del patrimonio indisponibile dello Stato e quindi non potranno essere vendute ma potranno essere sottoposte a processi di valorizzazione: ma il divieto di vendita sarà però surrettiziamente superato perché potranno essere fatti canoni per 99 anni come già chiesto da Confindustria".
Sulla stessa linea Paolo Ferrero, segretario di Rifondazione comunista: "Il Federalismo demaniale che il governo sta varando in realtà apre la strada alla privatizzazione dei beni pubblici, dalle spiagge in avanti. Si tratta di una misura molto negativa ed è gravissima la posizione dell'Italia dei Valori che regge il moccolo al governo su questo tema". Ferrero sostiene che "sul Federalismo si sta facendo una enorme opera di mistificazione perché viene presentata come il toccasana di tutte le questioni mentre significa semplicemente un taglio della spesa sociale e un aumento delle privatizzazioni. L'esatto contrario di cosa servirebbe per uscire dalla crisi e l'esatto opposto all'obiettivo della campagna referendaria per l'acqua pubblica".
Proprio Ferrero ha passato oggi il testimone di portavoce della Federazione della sinistra - che riunisce Rifondazione comunista, Pdci, Socialismo2000, Lavoro e solidarietà e associazioni della sinistra - a Cesare Salvi, che è successo a Ferrero seguendo il criterio di rotazione deciso lo scorso dicembre dall`assemblea costituente della Federazione. Salvi è stato eletto dal Consiglio nazionale della Federazione. Salvi ha dichiarato nel giorno del suo insediamento che "è necessario costruire un`alternativa, un`altra idea della società, che riparta dalla centralità del lavoro e dei lavoratori. La Federazione della Sinistra intende concorrere a questa grande funzione storica e nazionale. Non ci sono altre strade per chi ancora crede negli ideali e nelle ragioni di un cambiamento profondo della società. Dobbiamo operare - ha concluso il neoportavoce - per una più ampia unità rivolta a tutte le forze della sinistra disponibili a battaglie comuni, dobbiamo creare le condizioni per una coalizione democratica che ci liberi dal governo Berlusconi - Bossi".
giovedì 20 maggio 2010
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