Il PRC di S. Marinella ha organizzato in passeggiata per giovedì 6 maggio, alle ore 17.00, una piccola dimostrazione di solidarietà ai lavoratori greci, colpiti dalle severissime misure economiche che il governo imporrà a lavoratori e pensionati per sanare il suo deficit.
Di fronte alle manifestazioni e ai violenti scontri che insanguinano Atene, gran parte dei media italiani ha assunto l’atteggiamento dello spettatore alla finestra che, in cuor suo, si compiace che “a noi questo non sia capitato”. L’opinione pubblica è anzi esortata a leggere la crisi greca come l’ennesima prova della salute dei conti pubblici italiani e della nostra economia, ormai in ripresa.
La verità è che la grande industria del nostro paese è in ginocchio: sono in cassa integrazione, tra gli altri, i lavoratori FIAT di Termini Imerese (che chiuderà definitivamente nel 2011), l’ALCOA petrolchimica della Sardegna, i lavoratori di EUTELIA…. una lunga catena che attraversa tutta la penisola. La piccola impresa non naviga certo in acque migliori mentre il settore pubblico ha già licenziato tutto il personale precario (solo nella scuola 50.000 lavoratori ma sappiamo bene che tutta la pubblica amministrazione, anche a S. Marinella, fatica a rinnovare i contratti al personale precario, vitale per il funzionamento degli organici). Lo stesso accade per il settore dello spettacolo, della musica, del cinema, della ricerca. Finita la cassa integrazione per questi lavoratori non ci sono orizzonti, né futuro.
La crisi non ha finito di erodere lavoro vivo. Le banche e le finanziarie, ossigenate senza battere ciglio dai generosi contributi statali di tutti i governi del mondo, sono state salvate dal rischio della bancarotta dopo averla provocata. Questo ha arrestato la catena dei dissesti finanziari nei grandi istituti bancari ma ha reso le concessioni di prestiti e crediti estremamente difficili. In cambio degli aiuti (pagati da tutti i cittadini), alle banche non è stato chiesto nulla, né di dare un freno alle speculazioni finanziarie sulle economie più deboli, né di arrestate la fuga dei capitali all’estero (anzi, con lo scudo fiscale l’abbiamo condonata); tantomeno si è cercato di tassare i redditi finanziari. Il sostegno all’economia degli Stati europei è stato pagato con un drastico taglio della spesa sociale (sanità, scuole, pensioni). Se gli alti redditi si sono visti diminuire il carico fiscale nulla si fa per combatte il cancro dell’evasione (causa principale di ogni dissesto). Il grosso dell’entrata pubblica grava sul lavoro dipendente e sulla crescita di tasse indirette (IVA e Accise).
L’UE non ha nemmeno tentato di mettere in discussione un modello di sviluppo completamente basato sulla libera circolazione dei capitali, sul loro strapotrere economico e su un liberismo fatto di esternalizzazioni e paradisi fiscali. Il coro europeo si è però levato unanime per imporre al governo greco misure di lacrime e sangue sul suo welfare e sulla sua spesa pubblica, rafforzando ricette già collaudate come privatizzazioni e liberalizzazioni. Purtroppo queste misure rischiano di uccidere il malato e di affossare l’economia, diminuendo ulteriormente il potere d’acquisto dei cittadini greci. L’Europa monetaria non riesce a democratizzarsi, né economicamente né politicamente.
Il governo italiano ha già fatto propri i provvedimenti imposti alla Grecia. La forbice sociale nel nostro paese si allarga sempre più, cresce la corruzione e il ministro Maroni ha dovuto prorogare di due mesi le approvazioni dei bilanci delle amministrazioni locali, in grande difficoltà. Ma i termini del patto sociale che dovrebbero motivare la coesione di uno Stato nazionale o dell’Unione Europea sono assolutamente inesistenti, per i più. Per questo quello che accade in Grecia non deve lasciarci indifferenti e ci riguarda tutti.
Circolo PRC "Benedetti Michelangeli" di S. Marinella
1 commento:
Minchia che analisi economica, ti proporremo per il Nobel!
Credo sia meglio, per la prossima volta, affidarti come fai in genere ai documenti di partito.
Fai ride
"Le barricate in piazza le fai per conto della borghesia, che vrea falsi miti di progresso".
Up PATRIOTS to arms!
F. Battiato
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